L'istituto rivede la stima del secondo mese del 2023: l’indice nazionale dei prezzi al consumo si conferma sotto la doppia cifra, grazie all’attenuazione delle tensioni sui prezzi dei beni energetici. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano invece un’accelerazione
L’Istat conferma il leggero rallentamento dell’inflazione a febbraio: l’indice nazionale dei prezzi al consumo registra un aumento dello 0,2% su base mensile e del 9,1% su base annua, dal +10 di gennaio 2023. Il dato conferma la stima preliminare, che aveva previsto un’inflazione al +9,2%. Si conferma però anche l’aumento dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (il cosiddetto carrello della spesa), che registrano un’accelerazione su base annua del 12,7% rispetto al 12% di gennaio. La stima dell’Istat di inizio marzo prevedeva un aumento del 13 per cento. La flessione dell’inflazione, spiega infatti l’Istat, la flessione è frutto dell’attenuazione delle tensioni sui prezzi dei beni energetici, sia della componente regolamentata sia di quella non regolamentata. Tuttavia, si mantengono le spinte al rialzo dei prezzi nel comparto dei beni alimentari, lavorati e non, dei tabacchi e dei servizi, quasi tutti in accelerazione tendenziale.
L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,4% per l’indice generale e a +3,7% per la componente di fondo. Il rallentamento dell’inflazione a febbraio si deve in primo luogo, sottolinea appunto l’Istat, all’accentuarsi della flessione su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da -12,0% a -16,4%) e alla decelerazione di quelli degli energetici non regolamentati (da +59,3% a +40,8%), i cui effetti sono stati solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi degli alimentari, sia lavorati (da +14,9% a +15,5%) sia non lavorati (da +8,0% a +8,7%), di quelli dei tabacchi (da una variazione tendenziale nulla a +1,8%), dei prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +6,1%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +5,9% a +6,4%).
L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +6% a +6,3%, quella al netto dei soli beni energetici da +6,2% a +6,4%. Si attenua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +14,1% a +12,4%), mentre al contrario si accentua quella relativa ai servizi (da +4,2% a +4,4%), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -8 punti percentuali, da -9,9 di gennaio.
Se il carrello della spesa registra un’accelerazione, i prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto rimangono pressoché stabili (da +8,9% a +9%). Su base tendenziale la divisione che registra l’aumento maggiore è quella di abitazione, acqua, elettricità e combustibili con un aumento dei prezzi del 24,5%. Su base congiunturale si registra un calo del 4,2%. L’aumento congiunturale dell’indice generale si deve prevalentemente ai prezzi degli alimentari non lavorati (+2,4%), dei tabacchi (+1,9%), degli alimentari lavorati (+0,9%), dei servizi relativi ai trasporti (+0,8%), dei beni durevoli (+0,7%), dei beni non durevoli (+0,6%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,5%) e dei servizi relativi all’abitazione (+0,4%). Un effetto di contenimento deriva invece dal calo dei prezzi degli energetici, sia regolamentati (-4,9%) sia non regolamentati (-4,2%). L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,1% su base mensile e del 9,8% su base annua (in rallentamento da +10,7% di gennaio); la stima preliminare era +9,9%. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% su base mensile e dell’8,9% su base annua.