Scrivere l’ennesimo libro su Frida Kahlo non è facile. Ammetto che era nella lista delle proposte che prima o poi avrei fatto a “Giunti” per la collana dei “Taccuini immaginari” nati con me lo scorso anno con “Poalo sono” dedicato a Borsellino. Quando la casa editrice ha spinto in questa direzione ero poco convinto ma più tornavo a rileggere le parole scritte dalla pittrice e le tante biografie già esistenti, più mi convincevo che fosse necessario presentare ai bambini, ai ragazzi ma anche agli adulti un aspetto di Frida che ancora non è ben venuto a galla: l’altruismo; il suo rapporto con gli animali; la sua voglia di vivere e la sua indignazione per le disparità sociali. Una prospettiva insolita che trasforma agli occhi dei giovani lettori, anche con l’aiuto delle splendide illustrazioni di Candia Castellani, il “personaggio” in “persona”, con le sue emozioni, la sua auto ironia e le sue contraddizioni. Ecco un estratto dal libro “Le ali per volare” in libreria dall’8 marzo.
ECCO L’ESTRATTO IN ANTEPRIMA ESCLUSIVA
Città del Messico, 3/5/1942
Era da tanto che non mi divertivo così tanto con Diego. Con lui la vita non è mai facile e soprattutto imprevedibile: tre anni fa ho divorziato; sono stata di nuovo in ospedale; mi sono innamorata di un altro uomo con il quale sono tornata a New York; l’8 dicembre di due anni fa, il giorno del suo cinquantaquattresimo compleanno, ho deciso di risposarmi con Diego e siamo tornati a vivere a Coyoacán. La cosa più bella è che ho cominciato a tenere dei corsi alla Scuola di pittura e scultura del ministero dell’educazione. Amo stare con i miei allievi. Spesso mi sdraio a pancia in giù e inizio a disegnare con loro. Giochiamo a biglie, a trottola e a loro dico sempre: «Basta copiare. Disegnate la vostra casa, i vostri fratelli, l’autobus, quello che capita».
Purtroppo, la salute non mi sta aiutando e negli ultimi mesi non sono più potuta andare a scuola, ma Fanny, Arturo, Guillermo ed “el guero” vengono a casa mia. Hanno scelto persino un nome per il loro gruppo: Los Fridos. Da qualche tempo porto un busto di gesso o di cuoio. Ci sono giorni che la mia mano destra resta immobile. Da qualche tempo porto un busto di gesso o di cuoio. Ci sono giorni che la mia mano destra resta immobile. I medici non riescono a capire che cosa mi stia accadendo. Se la salute andasse meglio, potrei dire di essere felice, ma il fatto di sentirmi
un rottame dalla testa alla punta dei piedi a volte mi fa andare fuori di testa e mi riempie di amarezza. So solo che non voglio più smettere di dipingere. C’è un quadro che ho fatto due anni fa che rende bene l’idea di come sto. L’ho intitolato Il sogno (Il letto): ci sono io mentre dormo e, sopra il letto, uno scheletro che è sveglio, vigile. Intorno ci sono delle nuvole, ma io riposo tranquilla, mentre su di me crescono delle piante, che rappresentano la vita.