Ursula von der Leyen si schiera con gli Stati Uniti nella guerra commerciale con la Cina, ma Francia e Germania non ci stanno. Tanto che il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, è stato costretto a intervenire nel dibattito per cercare di ridimensionare la posizione delle istituzioni Ue nei confronti di Pechino. “Non c’è equidistanza tra Ue e Cina – chiarisce -, ma non possiamo ignorarla ed evitare di dialogarci”. Così, la mossa del belga mostra la nuova spaccatura interna che rischia di lacerare l’Unione europea.

Tutto è iniziato il 10 marzo con l’incontro tra Joe Biden e la presidente della Commissione Ue, a Washington. Al termine del bilaterale, che si è concentrato sui mega incentivi americani nel campo delle tecnologie verdi e sulle conseguenze negative che questi possono avere sul progetto green dell’Ue, è emerso che una delle strategie concordata tra von der Leyen e Biden è quella di allontanare il più possibile le cancellerie europee da Pechino nell’ottica di limitare la dipendenza dell’Ue da alcuni prodotti chiave per la svolta verde. “Un accordo sulle materie critiche” per “assicurare catene di approvvigionamento sicure per le batterie in Ue e garantire l’accesso al mercato statunitense”, come affermato proprio da von der Leyen a margine dell’incontro. A dimostrazione che anche l’Ue vuole progressivamente svincolarsi dal Dragone, la presidente ha portato nello Studio Ovale la decisione dei Paesi Bassi, subito dopo quella del Giappone, di bloccare l’export verso Pechino di tecnologie per la produzione di microchip. Una vittoria per Biden che da mesi stava cercando di convincere gli alleati a compiere questo passo decisivo e che si appresta il mese prossimo a un’ulteriore stretta sulle esportazioni di semiconduttori alla Cina.

Ma l’iniziativa non è piaciuta a diverse cancellerie europee, anche molto influenti. Secondo quanto risulta a Ilfattoquotidiano.it da fonti a Bruxelles, Francia e Germania hanno manifestato il proprio dissenso in sede di Consiglio Ue. Proprio il Consiglio aveva manifestato dissenso dopo la diffusione del documento congiunto prodotto nel corso del summit di Washington. A loro parere, la presidente della Commissione ha travalicato il suo mandato sull’indirizzo “geostrategico” per quanto riguarda appunto export e investimenti, mettendo la propria firma su una posizione giudicata “differente” da quanto stabilito dal Consiglio europeo lo scorso ottobre. E questo ha portato alla richiesta di “un parere” agli uffici legali.

Dopo cinque giorni di tensione tra la capa di Palazzo Berlaymont e le principali cancellerie europee, arrivano dunque le parole di Michel che, da una parte, ridimensionano il messaggio lanciato da von der Leyen al termine del bilaterale con Biden e, dall’altro, esprimono tra le righe il malessere manifestato da alcuni capi di Stato e di governo Ue. Sul tema della competitività, ha dichiarato, “dobbiamo lavorare a lungo termine. Dobbiamo accelerare nell’unione del mercato di capitali e lavorare sull’innovazione, sulla quale dobbiamo fare di più e meglio”. Ed ha poi toccato subito il punto dolente della questione: “Non c’è equidistanza tra Usa e Cina, siamo un alleato storico e fedele dei primi. Nel contempo la Cina è una realtà, un soggetto importante. Per questo da una parte dobbiamo guardarci negli occhi con la Cina nella difesa dei valori fondamentali, impegnarci per ridurre le dipendenze Ue, dialogare con Pechino sulle questioni globali, dal cambiamento climatico alla salute“. Michel ribadisce poi che “la Cina è un attore chiave sulla scena internazionale. E questo è un dato di fatto. Quindi c’è una serie di punti su cui dobbiamo concentrarci nelle nostre relazioni con la Cina”. Ma è evidente, conclude, che su alcuni aspetti occorre riequilibrare i rapporti di forza tra le parti: “Prima di tutto, dobbiamo essere fermi, guardarci negli occhi, difendere i nostri valori, la democrazia, i diritti umani, che per noi sono così importanti. Dobbiamo anche impegnarci per cercare di ridurre la dipendenza, che può essere costosa. Lo abbiamo visto con la Russia sull’energia, quindi dobbiamo riequilibrare i rapporti economici con la Cina. Soprattutto quando si tratta di punti strategici per la futura prosperità dell’Europa”.

A questo proposito, von der Leyen oggi ha annunciato che giovedì verrà intanto approvato il Critical Raw Materials Act al fine di garantire l’approvvigionamento di materiali critici per la transizione digitale e verde: “Questi minerali alimentano telefoni e veicoli elettrici, chip e batterie, pannelli solari e turbine eoliche – ha spiegato la presidente della Commissione – Non possono funzionare senza le materie critiche. E la la loro domanda aumenterà drasticamente nei prossimi anni e decenni. Come tutti sapete, oggi l’Ue dipende fortemente da alcuni Paesi terzi per queste materie prime strategiche. Otteniamo il 98% delle nostre forniture di terre rare e il 93% del nostro magnesio dalla Cina”.

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