Il salvagente da 50 miliardi di franchi lanciato dalla Banca centrale svizzera tampona l'emergenza e regala tempo ma che non risolve i problemi dell'istituto che deve innanzitutto arginare l'esodo di depositi. A Wall Street le azioni di First Republic perdono il 23% nonostante ieri un consorzio di 11 banche guidato da Jp Morgan si sia accordato per un sostegno da 30 miliardi di dollari. I fondi potrebbero non bastare
Credit Suisse affonda di nuovo in borsa. I titoli tornano sotto i due franchi, chiudendo in calo del 8%. Dopo il crollo di mercoledì la banca svizzera aveva in parte recuperato la caduta mettendo a segno un rialzo del 17% dopo l’annuncio della Banca centrale svizzera della messa a disposizione dell’istituto di una linea di liquidità per 50 miliardi di franchi. Un salvagente che tampona l’emergenza e regala tempo ma che non risolve i problemi della banca che deve innanzitutto arginare l’esodo di depositi. Credit Suisse e l’altro colosso svizzero Ubs (- 1,1%) si sono dette contrarie ad una fusione spinta dalle autorità e dal governo elvetico. Ubs ha affermato che vorrebbe continuare nella sua strategia standalone e sarebbe riluttante a farsi carico dei rischi correlati al Credit Suisse. La quale, a sua volta, vorrebbe proseguire da sola nel suo piano di ristrutturazione. In scia al tonfo delle banche svizzere si registrano forti flessioni in tutto il comparto. Le francesi Bnp Paribas è arretrata dell’1,9% e del 3%. Le tedesche Deutsche Bank e Commerzbank dell’1,5% e del 3,5%. A Milano Intesa Sanpaolo giù del 2.4% mentre Unicredit ha perso il 3,6%.
A Wall Street le azioni di First Republic perdono il 26% nonostante ieri un consorzio di 11 banche guidato da Jp Morgan si sia accordato per un sostegno da 30 miliardi di dollari. I fondi potrebbero non bastare. Negli ultimi giorni le banche statunitensi di piccole dimensioni hanno preso in prestito dalla Fed 164 miliardi di dollari, superando il record di 111 miliardi del 2008. Svb ha avviato oggi la procedura fallimentare che concede all’istituto più tempo per un’ordinata dismissione degli asset. Jp Morgan scende del 3,4%, Bank of America del 3,6%, Wells Fargo del 3,6%.
L’Ocse oggi ha escluso ogni rischio di “crisi sistemica” dopo il fallimento della Silicon Valley Bank. “Siamo in una situazione molto diversa dal 2008“, ha detto il capoeconomista, Alvaro Pereira. “Abbiamo una regolamentazione più forte, le banche centrali e i regolatori hanno imparato dalle crisi precedenti e gran parte delle banche mondiali sono ben capitalizzate”. Anche se “possiamo assistere ad episodi di turbolenze, non consideriamo” il fallimento della banca statunitense “come un rischio sistemico al momento attuale”. Quanto al Crédit Suisse “le autorità svizzere hanno reagito molto rapidamente per limitare i rischi di contagio”.