Ci risiamo. Sono trascorsi quasi trent’anni dal progetto di limitare le intercettazioni e ancora oggi si ripropone il problema. E che cavolo. Possibile che questo virus non si riesca a debellarlo per chiudere questa storia? Viviamo il dramma di una guerra a noi vicina, siamo oberati da sbarchi di migranti, abbiamo seri problemi sociali e qualcuno pensa alle intercettazioni. In questi giorni è intervenuto anche il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli per dire: “limitare i trojan ai reati di mafia”.

Mi sembra giusto, guai a pensare di usarli per la casta. Davvero assurdo. Suggerisco al direttore Marco Travaglio di promuovere un sondaggio per verificare quanti tra i 60 milioni di italiani temono d’essere intercettati. Alcuni anni fa un senatore di Forza Italia disse: “La lotta alla mafia l’abbiamo fatta senza intercettazioni. Falcone ha fatto grandi processi alla mafia seguendo il percorso del denaro e non con le intercettazioni”. Evidentemente avevo informazioni diverse dalle sue e me ne scuso per non essermi informato. Giova dire che il tema delle intercettazioni rappresenta per tanti politici una spina nel fianco.

Non accettano l’intercettazione perché la intendono come un’invasione di campo, come un’offesa o come un delitto di lesa maestà. L’idea di essere intercettati toglie loro il sonno: vedono le intercettazioni come la panacea di tutti i mali della giustizia. Invero, io ritengo che le intercettazioni fungano da apriscatole per far scoprire indicibili accordi di corruzione, di tangenti, gravi delitti o affari illeciti: ho fatto centinaia di intercettazioni telefoniche, ambientali e persino epistolari e posso affermare che le intercettazioni sono indispensabili. L’avversione contro le intercettazioni, pubblicamente espressa da personaggi noti e meno noti, mi fa pensare che l’intenso odio sull’uso delle intercettazioni palesi una grave forma maniacale.

La domanda – direi legittima – è: “Chi ha paura delle intercettazioni?” Non ne hanno paura le persone oneste, punto! Ricordo con disgusto che in passato una grande forza politica, un giorno sì e l’altro pure, affermava in modo ignobile che “tutti gli italiani sono intercettati”. Era un’affermazione di distrazione di massa perché mentivano sapendo di mentire. Han cercato di incuneare nell’opinione pubblica il tarlo pericoloso delle intercettazioni, un malefico bubbone. Infatti, ancora oggi, si continua a fomentare dubbi sulla necessità delle intercettazioni, affermando in modo sgradevole che costano troppo. E la cosa che mi duole è che il ministro, che vuole limitarle, sia un ex magistrato. E’ doveroso che io faccia al ministro Carlo Nordio una semplice domanda: “Signor ministro, in tutta la sua carriera di magistrato quanti decreti di intercettazione ha firmato e quanti ne ha negati?”.

Comunque immagino l’ansia di coloro che temono di essere intercettati: la paura di essere scoperti con le mani dentro il vasetto di marmellata rende loro la vita grama. Dovete solo comportarvi da persone perbene. Devo aggiungere, tuttavia, che sono favorevole alla necessità di vietare la pubblicazione di stralci di conversazioni non attinenti al reato per il quale si procede. Ovviamente vale per tutti: politici e cittadini compresi.

Ricordo che una volta nel corso di un’indagine intercettai diverse telefonate tra la figlia di un notissimo politico e un pregiudicato: dialoghi d’affari che non avevano nulla a che vedere con le indagini. Ebbene, quei dialoghi furono tenuti riservati – alla pari di altri. Non oso immaginare cosa sarebbe successo se avessimo divulgato quel nome.

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