Le piattaforme di social media sono diventate una delle principali fonti di presunti trattamenti alternativi scientificamente infondati. A pochi giorni dalla morte dell’influencer Danny Lemoi, i suoi 140.000 follower su Telegram hanno continuato a promuovere i suoi pericolosi consigli medici, incluso l’uso di semi di albicocca per curare il cancro, nonostante gli avvertimenti ufficiali secondo cui questo rimedio naturale può fatale. Il 1° marzo 2023, un reel di Facebook con oltre 1,6 milioni di visualizzazioni ha affermato che la vitamina B17, un composto presente nei semi di albicocca, “è stata bandita dagli Stati Uniti a causa delle sue proprietà antitumorali”. Abbiamo approfondito la questione, anche grazie al supporto scientifico di Serena Missori, endocrinologa e nutrizionista. Vitamina B17 è il nome impropriamente usato per indicare l’amigdalina, un composto presente in alcune piante come il trifoglio e in particolare nei semi dei frutti della famiglia delle rosacee, come mandorle amare, albicocche, prugne e ciliegie. Ma l’amigdalina non è una vitamina e anche l’affermazione secondo cui la Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha vietato la vendita di prodotti contenenti amigdalina per coprire un efficace trattamento del cancro è falsa. Invece, il divieto è dovuto al fatto che non ci sono prove che l’amigdalina offra benefici per la salute e che abbia il potenziale per causare danni.
Il National Cancer Institute degli Stati Uniti definisce le vitamine come “nutrienti di cui il corpo ha bisogno in piccole quantità per funzionare e mantenersi in salute. Le vitamine conosciute includono A, C, D, E e K e le vitamine del gruppo B B1, B2, B3, B5, B6, B7, B9 e B12 ma non l’amigdalina. Le vitamine si sono dimostrate essenziali per il corretto funzionamento dell’organismo fino al punto che una carenza di una di esse può portare a problemi di salute. Contrariamente alle affermazioni secondo cui il cancro deriva da una “carenza di vitamina B17”, non ci sono prove che suggeriscano che l’amigdalina svolga una funzione essenziale nel corpo o che la mancanza di amigdalina si traduca in una salute peggiore. Al contrario, il consumo di amigdalina può portare a una tossicità potenzialmente grave. Infatti, una ben nota caratteristica dell’amigdalina è la sua capacità di rilasciare acido cianidrico quando si scompone nell’intestino. L’acido cianidrico è noto come un veleno potenzialmente mortale che interferisce con la capacità delle cellule di utilizzare l’ossigeno. L’uso dell’amigdalina per il trattamento del cancro è stato quindi ampiamente smentito.
Ma come nasce il connubio semi di albicocca e cancro? Sulla base della sua capacità di rilasciare cianuro, l’amigdalina fu proposta come trattamento contro il cancro a metà del 1800. Tuttavia, questo uso è stato rapidamente abbandonato dopo che gli studi iniziali hanno rivelato che l’amigdalina era inefficace e tossica. Intorno al 1950, il medico Ernst T. Krebs e suo figlio Ernst Krebs, Jr. iniziarono a produrre e promuovere una forma chimicamente modificata di amigdalina chiamata laetrile (laevo-mandelonitrile-beta-glucuronoside). Krebs e suo figlio affermarono che il laetrile uccideva selettivamente le cellule tumorali perché l’enzima beta-gluconidasi che scomponeva il composto in cianuro si accumulava nei tumori ma non nelle cellule sane. Un uso crescente di laetrile da parte dei medici generici in California ha portato la Commissione per il cancro della California Medical Association a finanziare nel 1953 uno studio multicentrico per indagare sugli effetti di questo composto come trattamento del cancro. La ricerca ha concluso che l’amigdalina non ha mostrato alcun effetto terapeutico negli animali da esperimento e nei malati di cancro. Gli studi evidenziano che un quantitativo compreso tra 0,5 e 3,5 milligrammi (mg) di cianuro per kg di peso corporeo può essere letale.
Il gruppo di esperti scientifici dell’EFSA sui contaminanti nella catena alimentare ha stabilito un limite di sicurezza per l’esposizione occasionale di 20 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo. Sulla base di tali limiti e dei quantitativi di amigdalina normalmente presenti nei semi di albicocca crudi, gli esperti dell’EFSA stimano che gli adulti possano consumare un quantitativo pari a tre semi piccoli di albicocca (370 mg). Per i bambini piccoli il quantitativo sarebbe 60 mg, equivalente a circa mezzo seme piccolo. “Il discorso non riguarda l’albicocca come frutto” precisa Serena Missori “il cui uso è raccomandato per le numerose proprietà che derivano dalla presenza di vitamine e minerali”. Come ricorda anche l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare: “Un normale consumo di albicocche non pone rischi per la salute. Il seme si trova all’interno del nocciolo dell’albicocca e lo si ottiene schiacciando e rimuovendo il duro guscio legnoso; perciò, il seme non è a contatto con la polpa”. E quindi, ricorda Serena Missori, questa estate meglio mangiare l’albicocca e gettare via il seme.