“Ho provato a raggiungere il Colosseo in carrozzina ma è stato impossibile. Totale impossibilità di accesso in 4 fermate della metro su 5. Siamo partiti da “Libia”: scale mobili sbarrate per lavori, montacarichi insistenti, ascensori fuori servizio. Così ci siamo spostati 800 metri più avanti ad Annibaliano: anche qui ascensore non funzionante, lavori sulle scale mobili, impossibile raggiungere i binari”. A dirlo è Manuel Bortuzzo, il campione di nuoto che ha perso l’uso delle gambe dopo essere stato ferito in una sparatoria per scambio di persona, che – al Corriere della Sera – racconta l’odissea che le persone disabili devono affrontare se vogliono prendere i mezzi pubblici. L’ex concorrente del Grande Fratello Vip fa l’esempio della metropolitana di Roma ma le insidie sono pressoché le stesse in tutta Italia: “Io sono fortunato, ma per altri significa essere tagliati fuori dalla vita sociale. Qualche mese fa ho fatto la “Iena per un giorno” in un video per la Tv mettendomi nei panni di un ragazzo o una ragazza qualsiasi in sedia a rotelle che magari hanno voglia di passare un pomeriggio al Colosseo, così come è accaduto per la turista americana che i vigili sono stati costretti a portare in braccio”, ha spiegato.
Per poi illustrare meglio la situazione: “Io ho molta forza nelle braccia e nonostante questo, ho cominciato a sentire la stanchezza. E anche a demoralizzarmi, perché durante il percorso tra un punto e l’altro non ho visto un negozio, un bar. C’era anche un parrucchiere, dove non si poteva entrare. Ma non ho voluto arrendermi anche se credo che qualcun altro sarebbe già tornato indietro. Invece proseguiamo verso Bologna: le quattro entrate non prevedono i disabili e l’ascensore al centro della piazza era rotto. Quindi Policlinico, stessa situazione e finalmente, dopo 4 chilometri, a Castro Pretorio riesco a prendere la metro ma poi arrivato al Colosseo e rimango prigioniero nel sottosuolo. Sono costretto a riprendere la metro e al Circo Massimo, dove il montascale funzionava, sono finalmente riuscito a vedere la luce”. “Mi sono sentito uno schifo“, è quindi l’amara conclusione di Manuel Bortuzzo.