Il piano A per rafforzare la fiducia nel sistema bancario svizzero ed evitare il fallimento del colosso Credit Suisse è la fusione con Ubs. Secondo le indiscrezioni riportate dal Financial Times, i consigli di amministrazione delle due società si riuniranno separatamente nel fine settimane per valutare l’operazione di acquisizione. A orchestrare le trattative sono la Banca Centrale Svizzera e la Finma, l’autorità di regolamentazione del mercato, nella convinzione che le nozze siano l’alternativa privilegiata per fermare la crisi di fiducia intorno a Credit Suisse. Le opzioni che si stanno valutando, mette in evidenza sempre il Financial Times, sono diverse e le due banche le stanno studiando anche alla luce dei limiti regolamentari delle differenti giurisdizioni. Nello studiare l’ipotesi in casa Ubs è alta l’attenzione anche sui potenziali rischi che tale accordo potrebbe avere sulle sue attività.

Inoltre, l’operazione potrebbe incappare in qualche problema di regolamentazione anti trust. Eugen Haltiner, ex presidente della Finma, sostiene che la Commissione per la concorrenza svizzera (Comco) non vedrebbe di buon occhio una eventuale fusione: “La Comco avrebbe sicuramente delle riserve importanti perché entrambi gli istituti hanno una posizione dominante sul mercato”, sostiene Haltiner in un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano elvetico Aargauer Zeitung. Nell’intervista Haltiner, che aveva orchestrato il salvataggio di Ubs nel 2008, ha anche criticato la comunicazione del Consiglio federale e di Cs. “Chi tace favorisce le speculazioni nei media, alimentando in tal modo i timori dei clienti e degli operatori di mercato”.
Ma Credit Suisse potrà sopravvivere in modo indipendente? “Dipende molto da ciò che accade dal lato dei clienti”, risponde Haltiner, che ha fra l’altro lavorato a lungo per Ubs. “Se non si riesce a fermare la fuga dei clienti, se i patrimoni e i risparmi continuano a essere ritirati, allora sarà davvero difficile per la banca. Questa dinamica deve essere spezzata”.

La Banca Centrale Svizzera punta a una soluzione semplice e chiara prima dell’apertura dei mercati lunedì: per Credit Suisse infatti si prospetta un weekend ad altissima tensione. Il colosso bancario ha chiuso la seduta di venerdì in calo dell’8% nonostante le rassicurazioni delle autorità svizzere e il prestito da 54 miliardi di dollari. Un calo che ha mantenuto alta la tensione sui mercati finanziari, complici anche le difficoltà di First Republic. La banca americana ha perso il 72% in una settimana e continua a valutare le alternative a sua disposizione: oltre a una sua vendita, una delle opzioni potrebbe essere una raccolta fondi tramite la vendita di azioni. Le autorità americane intanto sono pronte, secondo indiscrezioni, a farsi carico di parte delle perdite per facilitare la vendita di Silicon valley Bank e Signature Bank. La banca di New York potrebbe finire nelle mani di Bank of America.

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