Cultura

Il Barone Lamberto di Rodari si è trasformato in un’opera lirica: la Prima assoluta a Novara. “Uno spettacolo attuale. Come il nostro pubblico”

Al teatro Coccia il debutto sottoforma di melodramma di un classico dello scrittore di Omegna. La musica è del compositore Alberto Cara con libretto del giornalista e scrittore Alberto Mattioli e regia di Gianmaria Aliverta, ideatore del progetto

di F. Q.

L’opera lirica vive, respira, parla come noi tutti. Lo fanno i capolavori del passato e – non si dice mai abbastanza – i compositori italiani sono il marchio tricolore più esportato e riconoscibile in tutto il mondo. Ma quella tradizione non è ancora finita: la lirica nasce anche ai giorni nostri ed ha un cuore pulsante. La dimostrazione è il debutto assoluto, al teatro Coccia di Novara, di C’era due volte il Barone Lamberto, ispirata al classico del 1978 di Gianni Rodari. E’ un’opera buffa – Prologo e cinque scene – con la musica di Alberto Cara, il libretto del giornalista e scrittore Alberto Mattioli e la regia di Gianmaria Aliverta. Il lavoro nasce come commissione di VoceAllOpera, associazione milanese che da dieci anni si è messa in testa di far conoscere la cultura lirica soprattutto a basso costo. E infatti se il debutto è in programma alle 16 di domenica 19, poi sono previste delle repliche dedicate a un pubblico di studenti.

C’era due volte il Barone Lamberto “nasce come gesto d’amore” spiega Aliverta, ideatore del progetto e presidente di VoceAllOpera. “Portare nel mio mondo, quello dell’opera lirica, il più grande scrittore per infanzia del Novecento, Gianni Rodari, portarlo insieme alla mia terra, alla mia infanzia – prosegue – Ed è così che con la mia creatura VoceAllOpera ho deciso di operare come sempre, trasformando questa idea in una occasione meritocratica, indicendo un concorso per compositori lirici, chiedendo aiuto ad uno dei più apprezzati e importanti giornalisti e librettisti di oggi, Alberto Mattioli. E grazie al preziosissimo aiuto del mio vice e direttore musicale Marco Alibrando, nel 2018 abbiamo dato il via al primo concorso CompositoriAllOpera la cui giuria di altissimo profilo ha decretato vincitore il maestro Cara”. Da lì è nata la coproduzione di Fondazione Teatro Carlo Coccia con Civica Orchestra di Fiati di Milano e la stessa VoceAllOpera. “Lo spettacolo – continua il regista – parte dalla massima di Gianni Rodari: ‘La persona il cui nome resta perennemente pronunciato resta immortale’. Già perché l’essere perennemente nominato fa sì che resti vivo anche il ricordo di te”. “Sarà uno spettacolo attuale, moderno, contemporaneo, esattamente come il nostro pubblico” promette Aliverta.

Il librettista Alberto Mattioli, celebre, erudita e brillante firma della Stampa e punto di riferimento nella critica operistica in Italia, racconta: “Quando Aliverta mi chiese se mi sarebbe piaciuto trasformare C’era due volte il Barone Lamberto, ovvero I misteri dell’isola di San Giulio in un’opera lirica, dovetti ammettere di non averlo mai letto. Fu una rivelazione, forse anche una folgorazione. Arrivavo buon ultimo, per la verità, perché questo romanzo breve per ragazzi, pubblicato nel 1978, aveva ottenuto un grande successo di pubblico ed era stato tradotto in undici lingue. Lo lessi, unendo l’utile librettistico al dilettevole letterario e ad altro dilettevole ulteriore, perché mi servii dell’edizione illustrata da Francesco Altan, il cui tratto surreale e ironico si sposa benissimo a quello di Rodari. Il quale è uno di quei narratori che sono drammaturghi anche se non scrivono per il teatro”. Mattioli ha già firmato altri libretti in passato, come La paura per Orazio Sciortino e La rivale per Marco Taralli. Cara, che ha scritto la musica di C’era due volte il Barone Lamberto, “è il genere di musicista con cui ogni librettista sogna di collaborare: ha un grande istinto teatrale (essere un buon musicista è la condizione necessaria ma non sufficiente per essere un buon operista), chiede pochi cambiamenti, e spesso li abbozza lui in una maniera già quasi definitiva”. Mattioli sottolinea che il testo di base ha agevolato il lavoro: “Sorridendo e divertendo, Rodari non rinuncia a pungenti notazioni sulla nostra società. Per questo, pur conservandoci fedeli alla sua narrazione, abbiamo introdotto qualche dettaglio di ambientazione contemporaneo: e del resto i bersagli dell’ironia di Rodari di mezzo secolo fa sono ancora tutti qui”. “La letteratura ‘per ragazzi’ – conclude il giornalista e scrittore – non è affatto un genere minore o disimpegnato, anzi. E lo stesso vale per l’opera. Non c’è niente di più adulto di ciò che è pensato per chi deve ancora diventarlo”.

Il musicista Alberto Cara sottolinea che la novella di Rodari “è un lavoro piuttosto insolito per il suo autore: è una storia in cui apparentemente (solo apparentemente) la pedagogia entra poco e in cui è difficile trovare una morale. Resta tutto in superficie, come il disegno di una nuvola di fumo, impossibile da afferrare”. Eppure, continua, “il contenuto drammaturgico di questo divertissement mi pare concreto ed evidente: i personaggi, stereotipi nella forma, acquistano realtà e corpo nella scrittura, il tutto condito con quella sottile ambiguità che forse è irrinunciabile in una storia da mettere in musica, perché la musica necessita di non detti, di zone d’ombra narrative in cui intrufolarsi con lo scopo di schiarire oppure, se serve, di accentuare il senso di incertezza”. “Mi pare che la cifra del racconto sia proprio questa – continua il compositore – La voglia di confondere le acque; di non essere, come sempre accade a questo autore nelle opere apertamente dedicate ai bambini, giustamente schierato dalla parte del bene. Sembra che Rodari ci dica: ‘E’ così che va il mondo, signori, e badate bene: vi sto svelando una verità nascosta, fatti che sembrano incredibili, ma che non lo sono’. E cosa sarebbe (e qui torno all’inizio del mio discorso) questa volontà di disvelamento, se non un’intenzione pedagogica, anche se nascosta nelle pieghe dell’assurdo? Una pedagogia per grandi e, forse per questo, priva di quella speranza dolce e allegra che l’autore manifesta apertamente quando si rivolge ai bambini: il racconto della vita così com’è, assurdo eppure vero, che abbatte la retorica e mette a nudo la dialettica dei sentimenti, dei desideri, e delle azioni che essi muovono. Avarizia, rapacità, amore, tenerezza, fedeltà, calcolo, morte, rinascita, mistero. C’è un po’ di tutto questo, dentro Lamberto! Il libretto di Alberto Mattioli restituisce una lettura polisemica della storia, sospeso tra il registro sornione della commedia leggera e un realismo a tratti anche crudo; quanto a me e alla mia musica, cerchiamo di pattinare tra personaggi e situazioni godendo di questa pluralità, di guidare l’azione scivolando tra i vari livelli del dramma in modo fluido, e di trasformare gradualmente la commedia in tragedia, e viceversa”.

Info

C’era due volte il Barone Lamberto | Opera buffa
Dove | Teatro Coccia, Novara
Quando | Ore 16, 19.3.2023

Musica | Alberto Cara
Libretto | Alberto Mattioli
Regia e scene | Gianmaria Aliverta
Costumi | Sara Marcucci
Disegno luci | Ivan Pastrovicchio

Direttore d’orchestra | Marco Alibrando
Orchestra | Civica Orchestra dei Fiati di Milano

Barone Lamberto | Marco Bussi, baritono
Debora e Delfina | Eleonora Filipponi, mezzosoprano
Ottavio e Primo Bandito | Davide Lando, tenore
Il Santone, il Secondo Bandito e Il Giornalista Alberto | Yuri Guerra, basso
Anselmo | Haruo Kawakami, tenore

Biglietti | Dagli 11 ai 20 euro
Web | Fondazione Coccia
Social | Fb FondazioneTeatroCocciaIg teatro.coccia

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