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Il manager che ha imitato il discorso del Duce: “Una provocazione, non pensavo a Matteotti. Caso fatto scoppiare per sabotare il governo”

L'ex presidente di 3-I (la software house di Inps, Istat e Inail) parla a pochi giorni dalle sue dimissioni: "Avrei potuto citare Stalin, Gramsci, Shakespeare", dice. E allora perché proprio quell'orazione infame? "Perché nella mia cultura, parlando di patria e senso dello Stato, quelle parole erano più fresche". Si dice pentito e "rammaricato", ma rivendica: "Io aborro il fascismo, ma non posso non ritenermi libero di citare una frase idonea a trasmettere un concetto"

“La mia era una provocazione. Sicuramente ho commesso un gravissimo errore, volevo provocare una reazione nel cda parlando di patria, senso dello Stato, responsabilità dei singoli, e ho commesso un gravissimo e imperdonabile errore”. Claudio Anastasio, ex presidente di 3-I (la software house di Inps, Istat e Inail) parla all’AdnKronos a pochi giorni dalle sue dimissioni, obbligate dopo la diffusione di una sua mail al consiglio d’amministrazione in cui imitava i toni del discorso pronunciato da Benito Mussolini alla Camera dopo il delitto Matteotti. “Avrei potuto citare Stalin, Gramsci, Shakespeare”, dice. E allora perché proprio quell’orazione infame? “Perché nella mia cultura, parlando di patria e senso dello Stato, quelle parole erano più fresche. Ma un ho fatto un errore pazzesco per il contesto storico di quel discorso, che in nessun modo però ho legato al delitto Matteotti”. Il manager si dice pentito e “rammaricato”, ma rivendica: “Io aborro il fascismo, ma non posso non ritenermi libero di citare una frase idonea a trasmettere un concetto”.

In realtà che Anastasio aborrisse il fascismo non era chiarissimo, dato che già nel 1997 si trova traccia di lui come presidente della “Mussolini internet, società che inaugurava un sito web in memoria di Vittorio Mussolini, secondogenito del Duce, “ultimo personaggio storico del ventennio fascista”. Ora, a Repubblica, spiega di aver lanciato quell’iniziativa in quanto “collaboratore di Romano Mussolini” (un altro dei figli del dittatore), ma sostiene di non essersi “mai comportato né pubblicamente né privatamente da fascista“. E agita complotti: il suo caso, afferma, è stato fatto scoppiare per “colpire il governo” e per “fermare 3-I”, il che, “significa per gli enti continuare a gestire le miliardarie gare d’appalto“. Insomma, “un sabotaggio al Pnrr e al governo, e io l’ho offerto sul piatto d’argento”. Almeno su questo non si può non essere d’accordo.