Pillola abortiva vietata in Wyoming (Usa). Lo stato, guidato dal repubblicano Mark Gordon, è protagonista di una nuova stretta contro le interruzioni di gravidanza ponendosi come apripista per altri stati conservatori. “È la salute, non la politica che dovrebbe guidare le più importanti decisione mediche di una persona, incluso l’aborto”, afferma l’American Civil Liberties Union promettendo battaglia. In attesa della sentenza del Texas, dove un giudice nominato da Donald Trump potrebbe ordinare alla Food and Drugs Administration di ritirare il suo via libera alla pillola abortiva mifepristone causandone di fatto il ritiro dal mercato, il Wyoming preme sull’acceleratore e diventa il primo stato americano a vietare anche i medicinali per le interruzioni di gravidanza, usati per la metà di tutti gli aborti negli Stati Uniti. Il governatore ha firmato il divieto perché convinto sia in grado di “rafforzare le tutele” per coloro che non sono nati. Consapevole che la norma sarà probabilmente contestata in tribunale, Gordon si è detto inoltre favorevole a un referendum statale sull’aborto: “È un tema su cui è necessario decidere il prima possibile in modo che sia risolto in via definitiva in Wyoming. La strada migliore è che venga risolto con il voto”. La nuova legge varata da Gordon prevede fino a sei mesi di carcere e una multa fino a 9.000 dollari per coloro che “prescrivono, dispensano, distribuiscono, vendono o usano qualsiasi farmaco allo scopo di procurare o eseguire un aborto”.

Da gennaio la Fda aveva stabilito che, per la prima volta nella storia del paese, le pillole abortive possono essere vendute anche nelle farmacie. Le donne su cui “viene eseguito o tentato un aborto chimico non saranno” però perseguite penalmente. Nel benedire la legge Gordon ha annunciato che consentirà a un’altra misura contro le interruzioni di gravidanza di entrare in vigore senza la sua firma. La norma vieta l’aborto praticamente sotto ogni circostanza, e rende un reato effettuarlo. La drastica misura è in linea con quelle varate in altri stati repubblicani dopo la sentenza shock della Corte Suprema americana dei mesi scorsi. I saggi, a maggioranza conservatori, hanno infatti capovolto la storica sentenza del 1973 che aveva legalizzato l’aborto negli Stati Uniti, aprendo la strada a una serie di norme draconiane in molti stati repubblicani e a una pioggia di proteste e azioni legali sulle quali si stanno consumando dure battaglie in tribunale.

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