Dopo aver denunciato il bullismo subito in una squadra di pallanuoto, vuole andare via ma è ostaggio del suo club. La vicenda che vede coinvolto un 16enne è stata raccontata da Repubblica: il giovane ha raccontato di essere stato vittima delle prevaricazioni di un suo compagno di squadro per quasi un anno. Esasperato, a gennaio ha sferrato un pugno al volto del bullo e gli ha fratturato il naso: è stato così denunciato e poi esonerato per due settimane. Ma il minorenne aveva già scelto di andare via prima dell’esonero. Il club per cui gioca però non gli ha mai consegnato il nulla osta, nonostante il giocatore sia già richiesto da altre squadre.

Il ragazzino e la sua famiglia sono adesso supportati dalla onlus “Bon’t Worry“. Dopo che la storia è stata pubblicata su Repubblica, è intervenuta sul caso la Federazione Italiana nuoto, che ha contattato la famiglia e la onlus, aprendo successivamente un fascicolo. “Ci hanno incontrati – racconta al quotidiano Bo Guerreschi, la presidente dell’associazione che si batte contro le violenze di genere – e la federazione ha detto che avrebbe preso una posizione. Invece sembra che stia finendo tutto a tarallucci e vino. Non si sono fatti più sentire. Ma noi non ci fermeremo”. “Dalla società non gli hanno chiesto nemmeno come stava, almeno lo svincolino. Invece è in catene. Il giocatore ha chiesto di andare via, è calato un silenzio imbarazzante e inaccettabile” continua l’attivista, riportando la versione della famiglia.

Il 16enne è figlio e nipote di giocatori di pallanuoto, nuotatori, arbitri. Nella sua denuncia ai carabinieri ha raccontato che il bullo che lo aveva preso di mira e lo ridicolizzava davanti a tutti gli altri compagni: “Che c…o ti guardi allo specchio? Tanto là sotto ci sta tutto tranne muscoli”, una delle tante frasi con cui veniva deriso. L’atteggiamento non è mai stato censurato dagli allenatori del club. “L’allenatore di serie A – racconta il giocatore – mi ha denigrato e umiliato, definendomi un incapace nel mio esordio con la prima squadra il 30 gennaio scorso”.

Nel frattempo sono arrivate diverse segnalazioni all’associazione “Bon’t worry“, sia da parte di giovani giocatori, che da parte di madri che denunciavano le vessazioni subite dai figli, segnalando che spesso i responsabili degli atteggiamenti discriminatori sono gli stessi allenatori. “Ho visto anche schiaffeggiare, nel dicembre scorso, un ragazzo”, ha raccontato la madre di un altro pallanuotista. “Ho segnalato in federazione che non è accettabile dover assistere a cose del genere, mi hanno risposto che è compito della società prendere provvedimenti nei confronti del proprio allenatore”.

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