A otto anni ha rischiato di diventare un kamikaze, ora Walid Atai, afgano di 27 anni, vive in Italia da nove anni da rifugiato politico. “Perché le famiglie mettono a bordo dei barconi anche i propri figli? Perché non vogliono che i loro figli diventino delle bombe umane come lo stavo per diventare io. Perché non vogliono che i loro figli abbraccino la morte, uccidendo con sé anche altre persone innocenti”, dice Walid, intervistato dall’Ansa. L’uomo ha raccontato la propria fuga dall’Afghanistan, passando per l’Iran, la Turchia e la Grecia. “Quando ho visto il naufragio a Crotone mi sono messo a piangere. Voglio mandare un messaggio agli italiani: in Afghanistan si va incontro alla morte, ecco perché si preferisce rischiare la traversata in mare”.
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