Mogol e Mario Lavezzi assieme hanno rappresentato una fetta importante della storia della musica italiana. Il sodalizio artistico è iniziato nel 1968, quando composero “Il primo giorno di Primavera” dei Dik Dik. I due artisti hanno deciso di pubblicare l’album “Capolavori nascosti”, 14 canzoni realizzate con grandi artisti da Ornella Vanoni (Ci vorresti tu) a Fiorella Mannoia (Momento delicato), passando per Mango (Bianche raffiche di vita) e Riccardo Cocciante con Lucio Dalla (Giorni leggeri). Nella tracklist anche un inedito “Una storia infinita”, cantato da Mario Lavezzi con Cristina di Pietro. “È stato scritto durante il lockdown, – ha spiegato Mogol – è la fotografia di una coppia che, nonostante abbia attraversato diverse difficoltà e vicissitudini, compresa la pandemia, si ritrova più unita che mai. Credo che ci si incontri tutti in un’altra dimensione, anzi ci sono episodi che me la confermano. Ed è anche bello pensarlo per due persone che si amano”. Il brano era stato proposto al Festival di Sanremo: “L’avevamo proposta al direttore artistico Amadeus, ma è stata bocciata.- ha rivelato Mogol – Stavamo cercando una voce femminile per il duetto e ci è stato risposto che non c’era più posto”.
“Abbiamo voluto raccogliere in questo album canzoni conosciute pochissimo nonostante siano belle – ha spiegato Mogol -. Una canzone diventa un successo quando si fa promozione: più è forte promozione più alta è la possibilità di successo. In questo caso nonostante i grandi interpreti, questi brani non hanno avuto grande riscontro. Qui consideriamo la qualità, cosa che non è molto considerata. In questo momento non c’è molta qualità nella musica perché radio e tv non hanno competenza. Una volta i disc jockey erano veramente competenti, si telefonavano tra loro scambiandosi informazioni. Erano appassionati e avevano le competenze per trasmettere i brani di qualità. Il mio è un tentativo disperato di riportare la qualità nella canzone popolare, che non è una cosa scontata e porta la gente ad elevarsi e a condividere le emozioni”.
Lavezzi è d’accordo con il socio e collega: “La competenza oggi si basa su quello che sono followers, visualizzazioni e streaming. Le scelte, purtroppo, vengono fatte quasi esclusivamente su questo. Rispetto al nuovo ‘Illuminismo’ vissuto negli Anni 60, 70 e 80 siamo in un’epoca di decadenza politica e di valori”.
Infine Mogol è intervenuto sul tema del mancato accordo Meta-Siae, con conseguente rimozione della musica italiana da Facebook e Instagram: “Loro sono restii a pagare qualcosa agli autori che vivono grazie ai diritti d’autore. Questa è una battaglia giusta, quella che facciamo noi ed è una battaglia che riguarda anche voi giornalisti, se pubblicano gli articoli e non vi danno i soldi? Con i diritti accade lo stesso. Io l’ho portata avanti questa battaglia sacra. Il copyright è stato approvato al Senato e alla Camera ed è fermo ai decreti attuativi da otto mesi. È tutto fermo non riusciamo a capire il perché. Non sarà comunque una battaglia che perderemo”.