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Nucleare, la Gran Bretagna la classifica “come fonte sostenibile per l’ambiente”. Incentivi e finanziamenti come per le rinnovabili

Le vecchie centrali nucleari, che attualmente generano il 13% dell'elettricità del paese, saranno chiuse entro il 2030. Intanto si progetta un micro reattore nucleare per alimentare una base umana sulla Luna

Nell’attesissima Finanziaria di primavera il Cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt, ha rilanciato il cosiddetto ‘Great British Nuclear’ il programma con cui Downing street conta di arrivare alla produzione di un quarto dell’elettricità del Regno da nucleare entro il 2050. Le vecchie centrali nucleari, che attualmente generano il 13% dell’elettricità del paese, saranno chiuse entro il 2030. Hunt ha dunque lanciato la prima competizione per la costruzione di piccoli reattori modulari ( come quelli sviluppati da Rolls-Royce), come centrali dimostrative per testare la praticabilità della tecnologia energetica a fissione con cui sostituire le centrali in disuso. Il ministro delle Finanze del governo Sunak ha anche ufficialmente riclassificato il nucleare come ‘fonte sostenibile per l’ambiente’ estendendo dunque a questa fonte energetica gli stessi incentivi e investimenti previsti per le rinnovabili, ma senza specificare – come richiesto dalle opposizioni – cosa abbia risolto il problema dell’impatto ambientale del nucleare tanto da motivare tale declassificazione. Poco più di un anno fa fu prodotta energia pari a 59 megajoule per cinque secondi da parte del reattore sperimentale europeo Jet (Joint European Torus), in Gran Bretagna. E lo scorso dicembre un annuncio storico era arrivato anche dagli Stati Uniti.

Intanto si progetta un micro reattore nucleare per alimentare una base umana sulla Luna. La missione è da film di fantascienza ma l’investimento è reale: 2,9 milioni di sterline (circa 3,3 milioni di sterline), finanziate dall’Agenzia Spaziale Britannica (UK Space Agency) alla Rolls Royce, il colosso britannico aerospaziale e della difesa. Obiettivo del nuovo reattore sarà produrre l’elettricità necessaria a sostenere la vita degli astronauti e i sistemi di comunicazione sulla Luna, in modo da poter allungare le missioni umane sul nostro unico satellite naturale e facilitare ricerca scientifica e programmi spaziali che potrebbero segnare il nostro futuro sulla Terra, o magari nello spazio. “L’esplorazione spaziale è il migliore dei laboratori per lo sviluppo di tecnologie essenziali sulla Terra, come robotica, nutrizione, decarbonizzazione e cleantech (la tecnologia pulita, ndr), per esempio – ha detto George Freeman, ministro del Dipartimento di scienza innovazione e tecnologia del Regno Unito – Sosteniamo una ricerca così entusiasmante nel momento in cui, per la prima volta dopo oltre 50 anni, ci stiamo preparando a vedere il ritorno dell’uomo sulla Luna e Rolls Royce aprirà la strada a nuove fonti di energia sulla base lunare”.

Rolls Royce usa già il nucleare per fornire energia a sottomarini nei fondali degli oceani, ma la sfida è ora portare sulla Luna un microreattore, più piccolo e leggero di altre fonti di energia, già nel 2029. Per questo la multinazionale nei prossimi due anni collaborerà con altri centri di eccellenza nella ricerca nucleare delle Università di Oxford, Bangor, Brighton e Sheffield. “I fondi della Uk Space Agency, e la collaborazione con le migliori istituzioni britanniche specializzate in innovazione e conoscenza spaziale, sono molto importanti perché ci fanno avanzare sulla strada per rendere il Micro Reattore a fissione (SNR) una realtà – ha commentato Abi Clayton, Direttrice di Future Programmes di Rolls-Royce – e questo porterà immensi benefici sia nello spazio che sulla Terra”. La corsa è già cominciata con il programma Artemis che dovrebbe rivedere l’orma degli astronauti della Nasa sui crateri della Luna nel 2025, mentre la Cina ha annunciato di voler avere una base lunare alimentata ad energia nucleare pronta per il 2028. Non siamo più alla guerra fredda ma, sulla Luna come sulla Terra, il nucleare è la risposta del governo britannico alla crisi energetica che sta forzando i britannici (e molti altri paesi del mondo) a fare scelte difficili per riscaldare le proprie case e soddisfare le esigenze elettriche.