Nella sua visita in Russia da lunedì a mercoledì, il presidente cinese Xi Jinping consoliderà i suoi rapporti con Vladimir Putin, partner sempre più dipendente dalla Cina ma anche sempre più imprevedibile. “Una missione per la pace“, l’ha definita venerdì il ministero degli Esteri di Pechino Qin Gang. Forte dell’inedito terzo mandato consecutivo a capo della Repubblica popolare, dopo l’altrettanto storica terza segreteria di fila del Partito comunista, Xi ha deciso di iniziare da Mosca il ciclo di visite all’estero del suo secondo decennio al potere, proprio come fece dieci anni fa una volta conquistato il vertice dello Stato. Quello dei prossimi giorni sarà il suo quarantesimo incontro con Putin, a sottolineare l’importanza dell’intesa tra i due Paesi. Ma il viaggio rischia di mettere a repentaglio altri obiettivi della politica estera di Xi, come quello di evitare l’escalation della tensione con gli Stati Uniti e quello di tutelare e potenziare i rapporti economici e commerciali con l’Unione europea. Il Dragone infatti ha ancora bisogno dell’accesso ai mercati, alla tecnologia e al capitale occidentali per tornare a far segnare una crescita robusta, la vera fonte di legittimità del Partito comunista.
La Russia, invece, è sempre più dipendente dalla Cina per l’acquisto di petrolio e gas di fronte alle sanzioni occidentali, ma rivendica la sua autonoma capacità di manovra. “Proprio prima dell’inizio della visita di Stato di Xi, Putin ha fatto il suo primo viaggio nella città ucraina occupata di Mariupol, più che simbolica per l’invasione russa, in un altro apparente tentativo di sottolineare il sostegno di Pechino”, sottolinea all’Ansa una fonte diplomatica. Piuttosto che spingere Putin a ritirarsi dall’Ucraina, secondo alcuni osservatori Xi userà l’incontro per sviluppare il partenariato strategico bilaterale. Al fine di rafforzare l’immagine di parte neutrale interessata alla pace – ha riportato nei giorni scorsi il Wall Street Journal – il presidente cinese dovrebbe poi parlare in modalità virtuale con l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky per la prima volta dall’inizio dell’invasione, probabilmente dopo il suo viaggio a Mosca. La Casa Bianca si prepara alla visita in una posizione attendista: “Vedremo cosa emergerà da questo meeting”, afferma il portavoce della Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby. Un’eventuale richiesta di una tregua in Ucraina è però ritenuta “inaccettabile“, perché significherebbe “ratificare le conquiste fatte fino a oggi dalla Russia” e “concedere più tempo a Putin”.
Da quando Mosca ha attaccato Kiev, Pechino ha evitato qualsiasi condanna mantenendo una posizione ambigua e a fine febbraio ha presentato alla comunità internazionale un piano di pace in 12 punti, che chiede, tra l’altro, di “rispettare la sovranità di tutti i Paesi”, “abbandonare la mentalità da guerra fredda” e smetterla con le “sanzioni unilaterali”. Qualsiasi presa di distanza significativa da Mosca avrebbe un contraccolpo che la Cina non può permettersi: è possibile che la leadership comunista stia cercando un migliore equilibrio tra il duplice obiettivo di raggiungere la stabilità nelle relazioni con l’Europa e garantire che la Russia non perda la guerra, rimanendo allineata con la Cina, essenziale per i piani del governo sui nuovi assetti mondiali a danno degli Usa. “Xi si rifiuterà di mettere il suo nome su qualsiasi cosa possa causare un contraccolpo economico all’Occidente“, spiega la fonte diplomatica. Mentre Hu Xijin, ex direttore del Global Times – tabloid nazionalista controllato dal governo cinese – ha scritto su Twitter che “gli Usa forniscono la ragione e l’energia per continuare la guerra ucraina”. Invece, la Cina “fornisce la razionalità e la speranza per porvi fine”.