Cronaca

“Col nostro lavoro non riusciamo più a vivere, fateci salvare i migranti in pericolo”: l’appello al governo dei pescatori di Mazara del Vallo

Con la pesca ridotta all’osso a causa delle restrizioni dell’Unione europea, il presidente dei produttori di gambero rosso Domenico Asaro - che in passato si è candidato con la Lega - lancia un appello al governo: "Uscire in mare ormai non conviene più, così abbiamo deciso di proporci come sentinelle del mare e aiutare coloro che sono in difficoltà piuttosto. Abbiamo i mezzi e le persone per farlo e così si eviterebbero stragi come quella di Cutro"

“Vogliamo fare da sentinelle del mare per salvare i migranti”. I pescatori di Mazara del Vallo, che ben conoscono il canale di Sicilia – dove spesso arrivano per pescare il celebre gambero rosso – lanciano un appello alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e a tutto il governo. Con la pesca ridotta all’osso a causa delle restrizioni dell’Unione europea, che limita il periodo, i modi e lo spazio di attività delle navi mazaresi, è il presidente dei produttori di gambero rosso, Domenico Asaro, a farsi portavoce di un messaggio che vuol essere più di una semplice provocazione: “Uscire in mare ormai non conviene più, l’Europa non ci permette più di pescare e noi paghiamo contributi per 12 mesi mentre ne lavoriamo soltanto sei. Così abbiamo deciso di proporci come sentinelle del mare e aiutare coloro che sono in difficoltà piuttosto che uscire per pescare. Abbiamo i mezzi e le persone per farlo e così si eviterebbero stragi come quella di Cutro”.

Il progetto è ben studiato: la flotta dedita al gambero rosso è di circa trenta navi e oggi può lavorare per non più di 150 giorni, così il resto dell’anno sarebbe libera di andare a sorvegliare le aree al confine con le acque libiche in modo da aiutare le imbarcazioni in difficoltà. “Sentire che c’è ancora gente che muore in mezzo al mare non ci fa stare bene. Con le nostre flotte copriremmo duecento miglia, sorvegliando l’intera zona. Una nave militare può fare questo lavoro, ma trenta pescherecci sarebbero tanti occhi in mezzo al mare”, incalza Asaro. I pescatori quindi chiedono al governo a cui chiedono di poter continuare a lavorare salvando i migranti in mare, considerate le nuove condizioni che non permettono di poter pescare tutto l’anno.

Il paese di Mazara del Vallo, infatti, vive di pesca e almeno cinquemila famiglie oggi si mantengono grazie a questo lavoro e all’indotto. Negli ultimi anni però, la crisi del settore ha portato molti a dover cambiare strada: oggi al porticciolo ci sono la metà dei pescherecci di trent’anni fa e la a crisi che non si arresta. Le condizioni imposte dall’Europa potrebbero portare alla fine della pesca a strascico nel 2030: “In qualche modo dobbiamo vivere e in questo caso possiamo soltanto reinventarci e salvare le vite umane, non vogliamo parlare soltanto alla presidente del Consiglio ma anche all’intera Europa”, dice Asaro. Che qualche anno fa, però, si era candidato alle elezioni comunali con la Lega di Matteo Salvini. “È stato un errore, sono tornato a fare il pescatore. Già in passato con la mia flotta ho salvato dei migranti, 170 persone in un gommone in difficoltà e non credo che bisogna abbandonare le persone in mare”.