Molta attività fisica e una alimentazione contenuta potrebbero rappresentare fattori rilevanti che permettono agli indigeni di alcune tribù sudamericane di essere dotati, in tarda età, di un cervello con un volume rilevantemente superiore al nostro. Un gruppo di ricercatori, capitanati da Hillard Kaplan dell’Economic Science Institute della Chapman University, USA, volendo indagare quali fossero le dinamiche dell’evoluzione del cervello in ambienti non industrializzati, ha deciso di raccogliere dati sugli individui appartenenti a due gruppi di indigeni sudamericani: gli Tsimane e Moseten. E hanno scoperto che i membri anziani di questi gruppi mostrano un ridotto declino del volume del cervello rispetto alle popolazioni statunitensi ed europee.

I loro risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista PNAS – Proceedings of the National Academy of Sciences. “La teoria e le scoperte sul campo – scrivono gli autori – suggeriscono che potrebbe esserci livelli ottimali di assunzione di cibo, attività fisica e adiposità che massimizzano la salute del cervello e riducono al minimo il tasso di perdita di tessuto cerebrale con l’età”. Prima di questa ricerca poco si sapeva sull’invecchiamento cerebrale o sulla demenza in ambienti non industrializzati che sono simili a quelli in cui gli esseri umani hanno vissuto in una parte rilevante del corso della loro storia evolutiva. Lo studio ha cercato di porre rimedio a questa lacuna, scoprendo che tanto una mancanza di nutrimento quanto un suo eccesso siano da associarsi a ridotte dimensione cerebrali in tarda età. Il declino correlato all’età del volume cerebrale dovuto alla perdita di tessuto sembra essere una fondamentale caratteristica dell’invecchiamento del cervello umano, spiegano i ricercatori. Nelle popolazioni industrializzate, tipicamente la perdita di tessuto cerebrale diventa evidente entro la quinta decade di vita. Sia il declino del volume dell’intero cervello che quello di alcune sue regioni sono associati a deterioramento cognitivo e demenza e sono correlati direttamente a declini funzionali.

Va precisato che il tasso di perdita di tessuto cerebrale durante l’invecchiamento differisce da individuo a individuo e tra le varie popolazioni. Per esaminare come lo stile di vita e l’ambiente influenzino la perdita di volume cerebrale, Hillard Kaplan, e i suoi colleghi hanno analizzato il volume cerebrale dei membri dei gruppi indigeni Tsimane e Moseten. Gli autori hanno lavorato con organizzazioni tribali che hanno contribuito a indirizzare la ricerca. I membri dei due gruppi praticano stili di vita fisicamente attivi e sono relativamente isolati dalle aree industrializzate. Le misurazioni di 1.165 individui Tsimane e Moseten di età compresa tra 40 e 94 anni hanno rivelato una minore diminuzione del volume cerebrale nel tempo, rispetto ai cali riportati da altri studi per le popolazioni statunitensi ed europee. Le misurazioni dell’indice di massa corporea e dei livelli di colesterolo non HDL hanno rivelato una relazione tra questi marcatori di riserve di energia e il volume cerebrale; il volume del cervello in tarda età aumenta con l’aumentare delle riserve di energia, ma solo fino a un certo punto. Giunti a un punto di eccesso delle riserve la relazione si inverte. Secondo gli autori, i risultati potrebbero spiegare la relativamente scarsa salute cerebrale di molte persone nelle società industrializzate, che tendono ad essere ipernutrite e meno attive rispetto ai due gruppi indigeni.

di Gianmarco Pondrano Altavilla

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