Una comunità di montagna sconvolta già tre anni prima che comincino le Olimpiadi Milano-Cortina 2026. “Facciamoci sentire. Riprendiamoci Cortina”, è lo slogan che ha raccolto almeno 400 persone in piazza Dibona per dibattere i problemi che affliggono le “perla delle Dolomiti” quando non sono neppure partiti i lavori che trasformeranno un paese di seimila abitanti in un gigantesco cantiere. La manifestazione è stata organizzata dal Comitato Civico Cortina che ha scelto come simbolo uno Scoiattolo con un forcone in mano e non ha risparmiato critiche sia al sindaco Gianluca Lorenzi che agli organizzatori dei Giochi, colpevoli di non tenere in considerazione le esigenze di chi vive in un ambiente così fragile. “Non siamo solo sudditi sottomessi al feudatario o contorno folkloristico. Siamo cittadini che vogliono difendere ciò che resta della nostra vita sociale, del nostro territorio, della nostra cultura locale” ha detto la presidente del Comitato Civico Cortina, Marina Menardi. Replicando a chi sostiene che le Olimpiadi sono un’occasione unica di rinascita per la montagna, ha aggiunto: “Cortina ora ce la stiamo giocando davvero tanto, sia sotto il profilo sociale, che paesaggistico e ambientale. Stiamo vivendo un momento storico molto critico: le Olimpiadi si stanno rivelando un boomerang, perché non sono gestite a livello locale, ma da un gruppo di persone di fuori, da Roma, da Venezia, che nulla, ma proprio nulla, hanno a che vedere con noi”.
I cortinesi sono indispettiti perché i progetti passano sulle loro teste. Nessuno li informa, qualche raro incontro è diventato una passerella per perorare la bontà delle opere olimpiche. “Non c’è coinvolgimento, non c’è trasparenza. Tutto questo è allarmante. Le decisioni vengono prese altrove, con il benestare dell’amministrazione comunale, che dovrebbe difenderci e tutelarci. Il villaggio olimpico a Campo è la goccia che sta facendo traboccare il vaso. Lo stesso vale per la pista da bob, la variante Anas: qualcuno ha visto il progetto definitivo?”. A Campo dovrebbe essere insediato il Villaggio per 1.200 persone, prefabbricati e infrastrutture per un’occupazione del suolo che durerà alcune settimane, ma danneggerà in modo irreparabile un grande prato di una quarantina di ettari. La pista da bob, alle pendici delle Tofane, è stata riconfermata come un progetto irrinunciabile per il circo bianco, anche se avrà un costo spropositato (almeno un centinaio di milioni di euro) per una disciplina che non conta neppure su una ventina di atleti in tutta Italia. Inoltre è arrivata pochi giorni fa una doccia fredda: l’impianto non sarà usato per il parabob, che non entrerà nel programma paralimpico di Milano-Cortina 2026, come aveva invece annunciato un anno fa il governatore leghista Luca Zaia. La conferma è venuta da Luca Pancalli, presidente del Comitato paralimpico nazionale.
L’elenco delle opere incompiute e dei servizi mancanti a Cortina è molto lungo. Con i Mondiali 2021 avrebbe dovuto essere realizzato un nuovo accesso stradale. Non si è fatto nulla. Per la variante di Cortina in galleria sono stati stanziati 300 milioni di euro, ma è praticamente impossibile che venga realizzata in tre anni, visto l’esito fallimentare dei progetti per i Mondiali. I lavori di restauro dell’ospedale di Codivilla (privatizzato) sono fermi da un anno. La piscina è chiusa da 11 anni, il cinema Eden da tre anni. Il Centro Montessori è a rischio chiusura. Il circolo del tennis è ancora senza assegnazione. La pista da fondo non è mai stata omologata ed è priva di collegamento con la Val Pusteria. Due giorni prima dell’assemblea in piazza, il sindaco ha inviato una nota-stampa, anticipando le critiche e lamentandosi per le criticità ereditate dalle precedenti amministrazioni: “Il nostro obiettivo è migliorare Cortina, curando quelle opere che da decenni sono state trascurate o abbandonate. Abbiamo bisogno del lavoro costruttivo di tutti e non delle polemiche” ha scritto. La sua lettera però non ha fatto che confermare l’esistenza di una dozzina di grandi problemi irrisolti.
Gli è stato risposto: “Il sindaco scrive, invece di venire qui a spiegare. Aveva promesso il coinvolgimento della cittadinanza, per una partecipazione attiva nei grandi progetti, e invece tiene tutto rigorosamente nascosto”. Le Olimpiadi stanno diventando un detonatore del malcontento. Giorgio Bonomo ha parlato a nome di un centinaio di proprietari che contestano l’occupazione di Campo con i prefabbricati. “Il 24 marzo incontreremo l’amministrazione comunale, ma il 21 marzo la cabina di regia a Palazzo Chigi avrà già preso le decisioni. Questo non è un sistema democratico, ma feudale. Per noi è facile individuare dove stanno i feudatari, a Roma e Venezia, e chi è il loro vassallo, in valle”. Roberta de Zanna, consigliera comunale di minoranza, ha denunciato: “Non posso esercitare il mio ruolo perché non ci è consentito l’accesso agli atti. È inaudito. Il sindaco dice che renderà pubblici i progetti quando saranno definitivi, noi vogliamo vederli prima, per discuterli”.