Il 17 marzo scorso la Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di arresto per Vladimir Putin e Maria Alekseyevna Lvova-Belova per il reato di deportazione di minori dai territori ucraini occupati; poiché la CPI non è l’unico e neppure il primo tribunale internazionale chiamato a giudicare su eventi della guerra russo-ucraina, è interessante confrontare questo atto con i precedenti, con l’avvertenza che al momento tutti gli atti emessi dai tribunali sono preliminari e nessuno è una sentenza definitiva.
In guerra, si dice, la prima vittima è la verità (non che in pace vada molto meglio) e le opposte propagande si scontrano, perché rappresentano strumenti di guerra al pari delle armi e degli eserciti. Peraltro la Russia è maestra di questo tipo di guerra non convenzionale, secondo la “dottrina Gerasimov” della guerra ibrida. I pronunciamenti dei tribunali internazionali assumono quindi speciale valenza perché vincolati a normative di merito e procedurali stringenti sconosciute alla propaganda. I tre tribunali internazionali principali, la Corte Interazionale di Giustizia (ICJ, direttamente dipendente dall’Onu), la Corte Penale Internazionale (ICC, CPI) e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu) sono stati tutti interpellati dall’Ucraina fin dai primi giorni della sciagurata invasione russa e tutti si sono pronunciati in suo favore.
L’IJC, che giudica i contrasti tra gli Stati, era stata chiamata dall’Ucraina a dirimere due questioni: se fossero vere le accuse di genocidio rivolte dalla Russia per le repressioni nel Donbass; e se fosse giustificata l’invasione. La Russia si rifiutò di partecipare ai dibattimenti. Il pronunciamento provvisorio della Corte emesso il 16 marzo 2022 dice che: “la Corte non ha trovato evidenze a supporto dell’accusa della Federazione Russa che sia stato commesso un genocidio in territorio ucraino”; e intima alla Russia di sospendere ogni azione militare. Il provvedimento è emesso a maggioranza con 13 voti favorevoli e due contrari, dei giudici rappresentanti la Russia e la Cina; la sproporzione, anche geopolitica è evidente.
La CPI è stata istituita nel 2002 e non è un organo alle dirette dipendenze dell’Onu, con cui collabora. E’ supportata da 124 nazioni che aderiscono allo Statuto di Roma del 1998. Si occupa di crimini commessi in contesti internazionali da persone (mentre l’IJC si occupa di stati), e come già detto ha appena emesso un mandato di arresto internazionale nei confronti di Putin. Infine, la Cedu si è ripetutamente occupata dell’Ucraina, fin dal 2014 quando condannò la violenta repressione delle “proteste di Euromaydan” da parte del regime di Yanukovych. Il 1 marzo 2022 la Cedu ingiungeva alla Russia di interrompere ogni azione militare in Ucraina, ovviamente inascoltata.
Questa breve e certamente incompleta rassegna della giurisprudenza internazionale sull’invasione Russa dell’Ucraina dimostra molto chiaramente che al contrario della propaganda che può sostenere tutto e il contrario di tutto a seconda dell’interesse di chi la produce, i tribunali internazionali, che rappresentano tutti o la maggioranza dei paesi del mondo (o dell’Europa nel caso della Cedu) sono concordi nel condannare la Russia. Invocare, come fanno alcuni, supposti precedenti e paralleli, peraltro in gran parte sconfessati dalla magistratura internazionale serve solo a intorbidire le acque a vantaggio della parte incriminata.
Andrea Bellelli
Professore Ordinario di Biochimica, Università di Roma La Sapienza
Mondo - 20 Marzo 2023
Putin, il mandato di arresto sgombra il campo dalla propaganda
Il 17 marzo scorso la Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di arresto per Vladimir Putin e Maria Alekseyevna Lvova-Belova per il reato di deportazione di minori dai territori ucraini occupati; poiché la CPI non è l’unico e neppure il primo tribunale internazionale chiamato a giudicare su eventi della guerra russo-ucraina, è interessante confrontare questo atto con i precedenti, con l’avvertenza che al momento tutti gli atti emessi dai tribunali sono preliminari e nessuno è una sentenza definitiva.
In guerra, si dice, la prima vittima è la verità (non che in pace vada molto meglio) e le opposte propagande si scontrano, perché rappresentano strumenti di guerra al pari delle armi e degli eserciti. Peraltro la Russia è maestra di questo tipo di guerra non convenzionale, secondo la “dottrina Gerasimov” della guerra ibrida. I pronunciamenti dei tribunali internazionali assumono quindi speciale valenza perché vincolati a normative di merito e procedurali stringenti sconosciute alla propaganda. I tre tribunali internazionali principali, la Corte Interazionale di Giustizia (ICJ, direttamente dipendente dall’Onu), la Corte Penale Internazionale (ICC, CPI) e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu) sono stati tutti interpellati dall’Ucraina fin dai primi giorni della sciagurata invasione russa e tutti si sono pronunciati in suo favore.
L’IJC, che giudica i contrasti tra gli Stati, era stata chiamata dall’Ucraina a dirimere due questioni: se fossero vere le accuse di genocidio rivolte dalla Russia per le repressioni nel Donbass; e se fosse giustificata l’invasione. La Russia si rifiutò di partecipare ai dibattimenti. Il pronunciamento provvisorio della Corte emesso il 16 marzo 2022 dice che: “la Corte non ha trovato evidenze a supporto dell’accusa della Federazione Russa che sia stato commesso un genocidio in territorio ucraino”; e intima alla Russia di sospendere ogni azione militare. Il provvedimento è emesso a maggioranza con 13 voti favorevoli e due contrari, dei giudici rappresentanti la Russia e la Cina; la sproporzione, anche geopolitica è evidente.
La CPI è stata istituita nel 2002 e non è un organo alle dirette dipendenze dell’Onu, con cui collabora. E’ supportata da 124 nazioni che aderiscono allo Statuto di Roma del 1998. Si occupa di crimini commessi in contesti internazionali da persone (mentre l’IJC si occupa di stati), e come già detto ha appena emesso un mandato di arresto internazionale nei confronti di Putin. Infine, la Cedu si è ripetutamente occupata dell’Ucraina, fin dal 2014 quando condannò la violenta repressione delle “proteste di Euromaydan” da parte del regime di Yanukovych. Il 1 marzo 2022 la Cedu ingiungeva alla Russia di interrompere ogni azione militare in Ucraina, ovviamente inascoltata.
Questa breve e certamente incompleta rassegna della giurisprudenza internazionale sull’invasione Russa dell’Ucraina dimostra molto chiaramente che al contrario della propaganda che può sostenere tutto e il contrario di tutto a seconda dell’interesse di chi la produce, i tribunali internazionali, che rappresentano tutti o la maggioranza dei paesi del mondo (o dell’Europa nel caso della Cedu) sono concordi nel condannare la Russia. Invocare, come fanno alcuni, supposti precedenti e paralleli, peraltro in gran parte sconfessati dalla magistratura internazionale serve solo a intorbidire le acque a vantaggio della parte incriminata.
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Giustizia & Impunità
Albania, la Corte non convalida: liberi i 43 migranti. Opposizioni: ‘Fallimento di Meloni’. Da destra riparte l’attacco ai giudici: ‘Si sostituiscono al governo’
Politica
Almasri, ora la maggioranza vuole eliminare l’obbligatorietà dell’azione penale. M5s e Pd: “Così pm sotto il governo e politici impuniti”
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Vespa scatenato difende il governo: “Ogni Stato fa cose sporchissime”. Opposizioni: “Superato il limite”
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Altri 43 migranti tornano in Italia dai centri in Albania. Presidente Meloni, errare è umano, perseverare è diabolico. Quanti altri viaggi a vuoto dovremo vedere prima che si metta fine a questa pagliacciata costosa per i contribuenti?”. Così Matteo Ricci, europarlamentare Pd, in un post sui social.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Terzo flop del ‘modello Albania’: la Corte d’Appello di Roma smonta l’ennesima trovata propagandistica del governo Meloni, sospendendo i trattenimenti e disponendo il trasferimento in Italia dei migranti deportati. Per la terza volta, la destra ha provato a forzare la mano e per la terza volta è stata bocciata. Hanno sprecato milioni di euro pubblici, violato diritti fondamentali e messo in piedi un’operazione disumana, solo per alimentare la loro propaganda. Un fallimento su tutta la linea, mentre il Paese affonda tra tagli alla sanità, precarietà e crisi sociale. Ora che farà Meloni? Toglierà la competenza anche alle Corti d’Appello per accentrarla a Palazzo Chigi?”. Così Alessandro Zan, responsabile Diritti nella segreteria nazionale Pd ed europarlamentare.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "La Corte d’Appello di Roma libera di nuovo immigrati irregolari per i quali potevano essere eseguite rapidamente le procedure di rimpatrio e rimette ancora la palla alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei Paesi sicuri. Le ordinanze che non convalidano i trattenimenti nel centro in Albania e che rimettono alla Corte di Giustizia la questione pregiudiziale, insistono sull’individuazione in via generale ed astratta dei “paesi sicuri”, ripercorrendo le motivazioni delle decisioni precedenti, senza giudicare delle posizioni dei singoli migranti. Peccato che la Corte di Cassazione ha ampiamente chiarito, lo scorso dicembre, che questa è una competenza del Governo e non della magistratura. Incredibile che la Corte d’Appello di Roma abbia considerato irrilevante questo principio e insista nel voler riconoscere ai singoli magistrati un potere che è esclusiva prerogativa dello Stato”. Lo dichiara la deputata di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Non stupisce la decisione della Corte d’Appello di Roma di bloccare, per l’ennesima volta, una misura, tra l’altro apprezzata anche in Europa, con cui l’Italia vuole fronteggiare l’immigrazione massiccia e garantire la sicurezza nazionale. I magistrati non usino il loro potere per contrastarne un altro, riconosciuto dalla costituzione e legittimato dagli italiani”. Lo dichiara il deputato della Lega Igor Iezzi.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “La Corte d’Appello di Roma libera ancora dei migranti irregolari che potevano essere rapidamente rimpatriati, rimandando di nuovo alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei paesi sicuri. Ma la Corte di Cassazione aveva chiarito che questa è una competenza del Governo. Evidentemente alcuni tribunali italiani considerano irrilevanti i principi fissati dalla Suprema Corte. Di fronte a questo non posso che esprimere profondo stupore". Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “E anche oggi si certifica il fallimento di Meloni. I Centri per i migranti in Albania non sono la risposta al fenomeno migratorio, che richiede rispetto per i diritti umani e condivisione delle responsabilità a livello europeo. Nei comizi Meloni potrà continuare a dire che fun-zio-ne-ran-no ma nella realtà sono solo uno spreco immane di risorse. Se quei fondi fossero stati spesi per assumere infermieri e medici, o per aumentare gli stipendi di quelli che già lavorano nella sanità pubblica, allora si’ che sarebbero stati utili agli italiani!”. Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e sanità nella segreteria nazionale del Pd.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “Quella dei Cpr in Albania è una gigantesca buffonata. Siamo di fronte a centri totalmente inutili nella gestione del fenomeno migratorio, pasticciato sul piano giuridico, lesivi dei più elementari diritti umani e anche costosissimi. Il governo dovrebbe scusarsi pubblicamente, chiudere i centri e destinare gli ottocento milioni di euro che finiranno in questi luoghi inutili e dannosi a sostegno della sanità pubblica”. Così in una nota, Pierfrancesco Majorino, responsabile immigrazione nella segreteria nazionale del Pd.