Per la ‘ndrangheta e le altre mafie anche le guerre rappresentano occasioni di business. Questo vale anche per il conflitto in corso in Ucraina dove le opportunità per la criminalità organizzata riguardano diversi campi: dalla possibilità di investimenti nella futura ricostruzione, al mercato nero, al traffico di esseri umani ma anche in termini di rifornimento dei propri arsenali. In quest’ottica preoccupa l’invio di armi dell’occidente a Kiev. Lo ha sottolineato il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, intervenendo a Milano in un evento organizzato da WikiMafia per presentare il suo libro “Fuori dai confini – La ‘ndrangheta nel mondo” (edito Mondadori). Testo che, scritto insieme ad Antonio Nicaso, si apre proprio con un capitolo dedicato al rapporto tra guerra e mafie.
Ripercorrendo la storia di questo fenomeno e prendendo spunto anche dalle inchieste da lui stesso condotte, Gratteri ricorda come in passato “la ‘ndrangheta ha comprato esplosivo, kalashnikov e bazooka che erano stati utilizzati nella guerra nell’ex Jugoslavia”. Diventa pertanto logico, sottolinea il procuratore capo di Catanzaro, “chiedersi se lo stesso avverrà in Ucraina con le armi che si stanno inviando”. “Finita la guerra parte di queste armi potrebbero far gola alle mafie”, ribadisce Gratteri all’incontro moderato dal direttore di WikiMafia Pierpaolo Farina: “Non sto qui a sindacare sulle scelte dei Paesi occidentali di inviare o no le armi, queste sono scelte politiche”, aggiunge il procuratore: “Io sono però preoccupato – conclude – perché non essendo queste armi tracciabili noi non sappiamo ogni giorno quante di queste vengono usate e quante invece nascoste”.