di Gionata Borin

Si svolgerà a Milano la XXVIII edizione della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Per la rete di Libera costituisce un momento in cui dare spazio alla denuncia della presenza delle mafie e delle connivenze con politica, economia e massoneria deviate.

La scelta della manifestazione ricaduta sulla città di Milano non è casuale; molteplici sono i significati legati alla memoria, ai simboli, alla storia che questa città ha rappresentato nel contrasto alle mafie e alla corruzione: il ‘92/’93, biennio sanguinario delle stragi, dove si inserì l’attentato in via Palestro, che causò la morte di cinque persone. L’inchiesta Mani Pulite, che scoperchiò lo scandalo di “Tangentopoli”, un vasto sistema di corruzione e finanziamento illecito ai partiti. Una vera e propria “dazione ambientale” che faceva ricadere sui cittadini i costi lievitati a dismisura degli appalti pubblici, impoverendo la qualità dei servizi. Le operazioni “San Valentino” e “Duomo Connection”, scattate tra gli anni ’80 e ’90, che svelarono il radicamento di Cosa Nostra e ‘ndrangheta nella città, col coinvolgimento dei classici “colletti bianchi”: immobiliaristi, banchieri e politici.

Milano e la Lombardia sono i territori del Nord Italia con la maggiore pervasività delle mafie e, nello specifico, con una massiccia presenza organica della ‘ndrangheta, strutturata come vera holding economico-finanziaria. Milano ospiterà le Olimpiadi 2026, i cui fondi faranno gola a mafie e corruttori. Doverosa dovrà essere l’azione preventiva a fare da argine, per evitare quanto visto con Expo 2015: infiltrazioni mafiose e giro di mazzette su alcuni appalti, dove i collettori delle tangenti erano personaggi già noti alle cronache giudiziarie degli anni ’90.

Milano è una città che ha saputo rispondere dal punto di vista civile e istituzionale all’insidia delle mafie: il “Coordinamento dei docenti contro le mafie” e il movimento “Società Civile”; la figura di Giorgio Ambrosoli, avvocato e commissario liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona, banchiere e piduista, legato a Cosa Nostra; l’impegno del cardinale Carlo Maria Martini nel sensibilizzare la popolazione contro la corruzione.

Per questa sua storia di resistenza civile e istituzionale, la città di Milano diventa la scelta più azzeccata per smuovere le coscienze di fronte al pericolo sempre maggiore di “normalizzazione” all’infezione virale delle mafie e della corruzione, in questa fase storica in cui stiamo assistendo ad un loro processo di inabissamento, avendo scelto una strategia silenziosa rispetto al secolo scorso, perché ritenuta più proficua. Inabissamento, silenzio, rapporti con la cosiddetta area grigia sono fattori che inducono a percepire i fenomeni criminali come ineludibili, come parte del contesto, finendo così per legittimarli.

In tutto questo, la politica di lotta a mafie e corruzione non parla; molto più impegnata a tentare di riaffermare una sorta di “garantismo classista” in favore dei potenti: limiti alle intercettazioni, depenalizzazione di reati come l’abuso d’ufficio, estromissione di quelli contro la Pa dagli ostativi, la messa in discussione della legislazione antimafia a partire dal 41 bis, eccetera.

Il rischio è l’abbassamento del livello di etica pubblica, la ridefinizione dei confini tra lecito e illecito, tra morale e immorale, secondo i principi di un’etica malleabile a seconda del contesto.

Di fronte a questo scenario, riecheggiano più attuali che mai le parole dello storico procuratore di Milano, l’integerrimo Francesco Saverio Borrelli: “Ai guasti di un pericoloso sgretolamento della volontà generale, al naufragio della coscienza civica nella perdita del senso del diritto, ultimo, estremo baluardo della questione morale è dovere della collettività resistere, resistere, resistere come su una irrinunciabile linea del Piave”. Di fronte a questa deriva, noi cittadini onesti siamo chiamati a Milano per RESISTERE!

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