Al giovane, che è stato sottoposto a interrogatorio in questura, viene contestato il reato di omicidio volontario con l'aggravante mafiosa. Il padre era un affiliato al clan Cuccaro e venne ucciso in un agguato nel 2013. Per individuarlo sono stati determinanti i testimoni e la videosorveglianza che in quella zona è capillare
C’è un ventenne in stato di fermo per l’omicidio di Francesco Pio Maimone, il 19enne assassinato con un colpo di pistola al petto mentre si trovava vicino a un noto chioschetto del lungomare di Napoli, in una zona che nel weekend diventa meta privilegiata dei giovani partenopei. Le indagini degli investigatori della Squadra mobile, coordinate dal dirigente Alfredo Fabbrocini e dai sostituti procuratori Claudio Onorati e Antonella Fratello della Direzione distrettuale antimafia, sono state rapidissime.
Al giovane, che è stato sottoposto a interrogatorio in questura, viene contestato il reato di omicidio volontario con l’aggravante mafiosa. Il ventenne è il figlio di un affiliato al clan Cuccaro deceduto nel 2013 in un agguato di camorra. Nella giornata di martedì il gioven si è reso irreperibile ma è stato rintracciato oggi dalla Squadra Mobile in un’abitazione di alcuni conoscenti nel quartiere di Ponticelli. Per individuarlo sono stati determinanti i testimoni e la videosorveglianza che in quella zona è capillare. Chi ha sparato ha praticamente la stessa età di Maimone, che con quell’alterco, scoppiato per un piede pestato oppure per una bevanda versata sulle scarpe (non è ancora del tutto chiaro il motivo), non aveva nulla a che fare.
Ma a farne le spese è stato lui, nato il 24 settembre del 2004 a Pozzuoli, residente nel quartiere periferico di Pianura, e morto sulla via degli chioschetti del capoluogo partenopeo. Uno dei colpi di pistola esplosi – due o tre quelli avvertiti da una pattuglia della Guardia di Finanza che poi ha avvisato la Polizia – ha però raggiunto lui, che sognava di aprire una pizzeria e che invece ha trovato la morte per colpa di un balordo. Un singolo colpo che non gli ha lasciato scampo. Conoscenti lo hanno accompagnato all’ospedale Vecchio Pellegrini dove i sanitari non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. Nel frattempo sul lungomare arrivava l’ambulanza del 118, ma lui già non c’era più.
Chi era con la vittima ha descritto la scena agli investigatori: il ragazzo che estrae il revolver, spara, prima in aria poi ad altezza d’uomo. Maimone si accascia tra la folla di giovani tra l’attonito e il terrorizzato. La procura già lunedì aveva disposto il sequestro della salma sulla quale sarà eseguita l’autopsia. A raccontare chi era il figlio e quali erano le sue aspirazioni è stata la madre, Concetta Napoletano, intervistata da diversi media: “Un ragazzo d’oro, un lavoratore”, dice la donna, devastata dal dolore, che chiede “giustizia” per il 19enne ma anche “per tutti i figli di Napoli morti senza un motivo”.
A Casal di Principe per la giornata nazionale dedicata alle vittime innocenti della mafia, anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato il grave episodio: “Ieri a Napoli un ragazzo è stato ucciso con una crudeltà che ha sottratto a lui il futuro e lasciato nel dolore i suoi famigliari”. Il padre del ragazzo, dopo avere ringraziato il capo dello Stato, ha chiesto a Mattarella di aprire “uno spiraglio” affinché i giovani di Napoli possano avere “un futuro migliore, una vita diversa, perché questa vita non li porta da nessuna parte”, ha detto.