Finora la Cina ha sempre negato di avere fornito armi e dispositivi militari alla Russia. Ma un’inchiesta del New York Times, che cita dati doganali ufficiali russi forniti da una società terza, sostiene che Pechino abbia venduto a Mosca droni e componenti per oltre 12 milioni di dollari dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. In tutto sono una settantina i fornitori cinesi di Mosca e tra questi c’è anche una società con una filiale in Italia.
“È difficile stabilire se i droni cinesi contengano tecnologie americane che violerebbero le norme statunitensi o se siano legali”, scrive l’Nyt osservando che le spedizioni “sono spesso arrivate attraverso piccoli intermediari ed esportatori“. Il risultato, commenta il quotidiano americano, “è una fornitura costante di nuovi droni alla Russia”, che vengono destinati al fronte in Ucraina. Particolarmente problematica per il governo americano è la DJI, l’azienda produttrice di droni quadcopter che sono diventati il simbolo di un nuovo tipo di guerra nel Paese. Secondo il giornale, le vendite dei suoi droni alla Russia sono continuate, nonostante l’azienda – già bersaglio degli Usa dei controlli sulle esportazioni – abbia dichiarato di aver sospeso le spedizioni sia in Russia sia in Ucraina.
Nel complesso, quasi 70 esportatori cinesi hanno venduto 26 marche diverse di droni cinesi alla Russia dopo l’invasione. Il secondo marchio più venduto è stato Autel, un produttore cinese di droni con filiali negli Stati Uniti, in Germania e in Italia: gli esportatori hanno venduto droni Autel a Mosca per quasi due milioni di dollari, con l’ultimo lotto spedito il mese scorso, precisa il giornale.
Alcuni esperti osservano che il flusso di droni cinesi dovrebbe essere considerato alla stregua di armi più letali. Anche i miseri 12 milioni di dollari di spedizioni “sposteranno l’ago della bilancia per ciò che sta accadendo in prima linea”, ha commentato Cole Rosentreter, amministratore delegato del produttore canadese di droni Pegasus, che ha fornito consulenza agli ucraini sull’uso dei droni durante la guerra.