Stando alle indagini della procura di Milano, il giovane avrebbe abusato di due sorelline mentre lavorava per i loro genitori come babysitter e poi negli episodi più recenti, quelli tra l’ottobre 2021 e il marzo 2022, si sarebbe proposto anche come insegnante di recupero in casa. Il presunto pedofilo seriale è stato condannato anche per detenzione di materiale pedopornografico
Sedici anni di carcere. Ammonta a tanto la pena inflitta, con rito abbreviato, a un 30enne arrestato nella primavera del 2022 e a processo per violenze sessuali ai danni di sei bambine, tutte di età inferiore ai 10 anni, avvenute tra il 2018 e i primi mesi dello scorso anno. La sentenza è stata emessa dal gup di Milano Daniela Cardamone, a seguito delle indagini del pm Francesca Gentilini, condotte dalla Squadra mobile milanese. Il 30enne, che è entrato e uscito dal carcere negli ultimi anni e sempre per imputazioni di violenze su minori, era anche stato sottoposto in passato alla misura della sorveglianza speciale (violata nel 2018) e, quando era detenuto, era stato pure sottoposto a un programma di recupero e riabilitazione.
Stando alle indagini, il giovane cinque anni fa avrebbe abusato di due sorelline mentre lavorava per i loro genitori come babysitter e poi negli episodi più recenti, quelli tra l’ottobre 2021 e il marzo 2022, si sarebbe proposto anche come insegnante di recupero in casa e così avrebbe abusato di altre bimbe. Per l’imputato è arrivata una pena di 16 anni perché il giudice, così come chiesto dal pm, non ha applicato la continuazione tra gli episodi del 2018 e quelli più recenti, sommando, dunque, le pene e senza diminuzioni.
Il presunto pedofilo seriale è stato condannato anche per detenzione di materiale pedopornografico (più di mille file), oltre che per la violazione della misura della sorveglianza speciale e per le violenze sulle sei bimbe. Senza attenuanti e con la recidiva nella massima estensione. Dalle indagini è emerso che, anche attraverso i social, l’uomo sarebbe riuscito ad agganciare famiglie in difficoltà per arrivare, poi, ad abusare di bambine. Nell’interrogatorio dopo l’ultimo arresto, a fine marzo scorso, il giovane aveva detto al giudice di essere malato, chiedendo, così a verbale, la “castrazione chimica”. La Procura aveva chiesto una condanna a 13 anni e il giudice, senza concedere alcuna diminuzione prevista dalle norme, ha portato la pena fino a 16 anni.