“Presidente Meloni, prendiamo atto del suo schietto appoggio alle lobby delle armi. Lei la faccia ce la mette, non c’è dubbio, ma è una faccia di bronzo, come quando con ghigno protervo ha detto no al salario minimo, ha diffuso la menzogna del buco di bilancio sul Superbonus. Lei ci sta trascinando in guerra, le armi inviate in Ucraina da difensive sono diventate sempre più offensive“. Ad attaccare la presidente del Consiglio, nel corso del suo intervento in dichiarazione di voto, è il presidente del M5s, Giuseppe Conte, rivolgendosi al capo del governo, nell’Aula della Camera, sulle risoluzioni per le comunicazioni della stessa Meloni, in vista della riunione del Consiglio europeo del 23 e 24 marzo.
“Il 1 marzo 2022 questo Parlamento approvò le forniture militari all’Ucraina ma con precisi limiti: legittima difesa e sostegno a iniziative multilaterali utili a una de-escalation. Noi decidemmo, non senza tormenti di coscienza, di non abbandonare l’Ucraina, ma a patto che alle armi si affiancasse subito una forte iniziativa diplomatica dell’Italia, dell’Ue e della Nato. Dopo 12 mesi, tutte quelle promesse sono state tradite, prima da Draghi e ora dal suo governo che del governo Draghi è la brutta copia”, ha continuato l’ex presidente del Consiglio, scatenando le reazioni di fastidio della stessa Meloni, tra i banchi del governo. E ancora: “Il vostro è un patriottismo d’accatto”, “ma la dura realtà l’ha schiaffeggiata. Con voi gli sbarchi sono triplicati. In Italia siete Fratelli d’Italia, a Bruxelles fratelli di Visegrad”, è stato l’affondo di Conte, mentre Meloni gesticolava con sarcasmo, irritata.
Un intervento, quello di Conte, che si è concluso accusando il governo e la sua presidente per i ‘continui voltafaccia’: “Presidente Meloni, ha avuto l’audacia di affermare che preferirebbe dimettersi piuttosto che andare in Ue come ho fatto io. Inutile ricordarle che il mio governo è andato in Europa e ha riportato 209 miliardi, lei non ha portato nulla, in compenso rischia di farci perdere i soldi del Pnrr”. E ancora, con Meloni che si metteva le mani in faccia, replicando a microfono spento al leader 5 Stelle, visibilmente infastidita.
“Rispondo con parole non mie: ‘L’Italia esce in piedi, riconosco a Conte di essersi battuto’. Sono parole del 2020 di un’agguerrita deputata FdI che in uno scatto di onestà intellettuale ha riconosciuto i risultati del mio governo, si chiamava Giorgia Meloni. Complimenti per l’ennesimo voltafaccia”, ha concluso Conte, mentre Giorgia Meloni, irritata, lasciava in fretta l’Aula per recarsi al Quirinale, al tradizionale pranzo di lavoro che precede il Consiglio Europeo. Subito prima dell’intervento della Lega, con il deputato Alessandro Giglio Vigna che si è ritrovato a parlare con i banchi del governo praticamente vuoti, con il solo ministro della Giustizia Carlo Nordio e il viceministro dell’Economia Maurizio Leo presenti. Tutto in una giornata di tensioni dentro la maggioranza, con i ministri della Lega assenti mentre la premier parlava alla Camera.