Stando ai dati diffusi dalla Bce i profitti aziendali sono saliti molto più delle retribuzioni in tutti i settori produttivi. La presidente Lagarde conferma l'impegno per riportare l'inflazione vicino al 2% ma puntualizza "ci serve una strategia solida"
Lentamente una scomoda verità sale e arriva all’ultimo piano del palazzo della Banca centrale europea. Anche la presidente Christine Lagarde oggi ha ammesso che “Finora i salari reali sono diminuiti notevolmente, mentre i margini di profitto delle imprese sono aumentati in molti settori. Ma il mercato del lavoro è piuttosto teso, le carenze di manodopera sono in aumento e questo sta portando i lavoratori a usare il loro potere contrattuale per recuperare i guadagni persi”. Parlando alla conferenza The Ecb and Its Watchers XXIII Lagarde ha spiegato che “Se sia i lavoratori che le imprese accettano un’equa condivisione degli oneri e una crescita salariale più forte rappresenta semplicemente un riequilibrio tra lavoro e capitale, allora sia la pressione sui salari che quella sui prezzi dovrebbero diminuire man mano che si sviluppa questo processo”. La questione di come l’inflazione fosse provocata prevalentemente dal fatto che le imprese stanno aumentando i prezzi più dell’incremento dei costi è stata sottolineata da studi della Bce presentanti ai banchieri centrali già qualche settimana fa. Ma ora questa lettura del fenomeno riceve il sigillo ufficiale della presidenza.
Il problema è che se questa è la reale genesi della corsa del carovita la strategia attuata dalle banche centrali con il rialzo dei tassi rischia di essere poco efficace ed inutilmente dolorosa. Stando ai dati della Bce nel corso del 2022 l’incremento dei profitti aziendali ha largamente sopravanzato quello degli stipendi in tutti i settori, nella manifattura in particolare e con l’unica eccezione della pubblica amministrazione.
“Di una cosa si può essere certi: conseguiremo la stabilità dei prezzi e non transigiamo sull’impegno a riportare l’inflazione al 2% nel medio termine. A tal fine seguiremo una strategia solida, che si fonda sui dati e ci vede pronti ad agire, ma senza compromessi riguardo al nostro obiettivo primario”, ha ribadito però oggi la presidente della Bce ragionando sul fatto che “In un mondo che sta cambiando più rapidamente di quanto chiunque avrebbe potuto immaginare, dobbiamo essere sia concentrati sull’obiettivo sia risoluti nella strategia per conseguirlo. Il nostro traguardo è chiaro: dobbiamo riportare tempestivamente l’inflazione all’obiettivo di medio termine e lo faremo. Abbiamo bisogno però di una strategia solida, che tenga conto della notevole incertezza in cui ci muoviamo oggi”. Lagarde ha poi concluso “Voltaire ha detto: ‘L’incertezza è una posizione scomoda. Ma la certezza è una posizione assurda. A fronte di shock nuovi e sovrapposti, affrontare l’incertezza è al momento la nostra unica scelta”.
“La nostra stretta va calibrata con prudenza”, perché “sta già avendo un forte impatto sulle condizioni finanziarie e perché vogliamo evitare volatilità finanziaria indesiderata”, ha affermato Fabio Panetta, membro del consiglio direttivo della Bce. “La politica monetaria deve restare pienamente adattabile agli sviluppi data l’incertezza prevalente, i lassi di tempo con cui opera e il rischio di improvvise tensioni finanziarie”, ha aggiunto Panetta, sottolineando come questo richieda “un approccio dipendente dai dati, che non pregiudica future decisioni di policy e che riflette i rischi”. Dal governatore della Bundesbank, la banca centrale tedesca, Joachim Nagel, arriva il solito richiamo ad una linea più dura. La Bce deve essere “ostinata” e continuare ad alzare i tassi per contrastare l’inflazione nonostante i timori che le turbolenze finanziarie possano impattare sulle banche. “La nostra lotta contro l’inflazione non è finita“, ha detto Nagel al Financial Times.
Puntuale come il pagamento dei bond di una banca svizzera, arriva anche l’ennesimo richiamo del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco sulla, da lui, temutissima spirale inflazionistica prezzi – salari. “L’aumento del costo dell’energia è stata una tassa e questa tassa non la possiamo rinviare dove è venuta, possiamo accomodarla molto rapidamente a livello di area, in alcuni casi è più difficile in altri è più costoso quindi ci possono essere distribuzioni del reddito e interventi di finanza pubblica a favore di coloro che sono più colpiti, ma bisogna evitare che ci sia una rincorsa tra prezzi e prezzi e prezzi e salari e le aspettative di inflazione si scostino dal 2% nel medio periodo, perché se si scostano verso l’alto quello è il punto di riferimento a cui tutti i prezzi e le retribuzioni tenderanno ad adeguarsi”. Insomma per Visco il peso dell’inflazione devono sopportarlo i lavoratori, gli stipendi non devono salire. L’Italia è l’unico paese dell’Ocse in cui i salari sono gli stessi di 30 anni fa.