Uno sconto di 41 giorni di pena e un ristoro economico di 472 euro a Michele Misseri per il trattamento lesivo dei diritti umani nel carcere di Lecce. Lo ha stabilito il tribunale di Sorveglianza salentino che ha accolto il ricorso dell’avvocato Luca La Tanza abbreviando la fine della pena del contadino di Avetrana condannato definitivamente per l’occultamento del cadavere di Sarah Scazzi, la 15enne uccisa e gettata in un pozzo il 26 agosto 2010 per il quale sono state condannate all’ergastolo Sabrina Misseri e Cosima Serrano, rispettivamente figlia e moglie di Michele.

Il calcolo della riduzione della pena è stato proporzionato ai 991 giorni trascorsi da “zio Michele” nel penitenziario leccese e motivato da due elementi: innanzitutto Misseri avrebbe avuto a disposizione uno spazio personale inferiore ai 3 metri quadrati riconosciuti dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma non solo. Sulla decisione del magistrato Stefano Sernia, come si evince dalle 15 pagine del provvedimento, ha pesato anche la mancanza di docce e di acqua calda bei bagni. Si tratta di “afflizioni”, scrive il giudice Sernia, che “secondo lo sviluppo della civiltà europea, non possono essere ritenute necessariamente connaturate al concetto di pena” quindi la mancanza di questi elementi “si risolve in un trattamento degradante”. Insomma, per il tribunale di sorveglianza, l’assenza di elementi necessari per rispettare la dignità degli esseri umani detenuti ha violato i diritti umani.

Michele Misseri, al momento, sta scontando un cumulo di pene dovuto alle condanne definitive per l’occultamento del cadavere di Sarah Scazzi e la diffamazione ai danni del suo ex avvocato Daniele Galoppa e la consulente di quest’ultimo, la criminologa Roberta Bruzzone. Da anni ripete di essere il vero autore dell’omicidio della 15enne, ma i giudici di ogni ordine e grado Sarah Scazzi è stata uccisa da Sabrina Misseri. In carcere è entrato nel 2017, dopo la conferma irrevocabile della condanna firmata dalla Corte di Cassazione e, da allora, nel penitenziario salentino avrebbe alloggiato per 991 giorni “in celle di dimensioni tali che, al netto degli arredi fissi e degli spazi occupati dai bagni, ciascun detenuto aveva a disposizione 2,66 metri quadri”. La ridotta dimensione dello spazio, inoltre, sarebbe stata solo in minima parte attenuata dal cosiddetto “sistema a celle aperte”: Misseri infatti trascorreva fuori dalla sua cella un periodo di circa otto ore al giorno e quindi viveva in quello spazio ridotto per che la restante parte della giornata.

“Occorre rilevare – scrive il giudice Sernia – che la detenzione subita dalla reclamante presso l’istituto penitenziario di Lecce, per non breve durata, si sia caratterizzata per la contestuale presenza di indicatori di lesione della dignità umana”. Il calcolo in realtà avrebbe portato a uno sconto di pena di ben 99 giorni, ma Misseri finirà di scontare la sua prima pena il prossimo 3 aprile (poi dovrà scontare la condanna per diffamazione e restare in carcere per altri 12 mesi) e così il magistrato ha applicato uno sconto di 41 giorni e per i restanti 59 giorni ha riconosciuto al contadino di Avetrana un risarcimento di 472 euro, pari a 8 euro per ciascuna giornata.

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