Il magistrato ha preso la decisione a pochi giorni dall'inizio dell'udienza preliminare dopo le polemiche delle scorse settimane intorno ai video, risalenti ad alcuni anni fa, in cui si professava, tra l'altro, "tifosissimo" dei partenopei e diceva di "odiare" i bianconeri (già archiviati in un precedente provvedimento). In aula ci saranno l'aggiunto Marco Gianoglio e il pm Mario Bendoni. E lunedì è già possibile uno stop
Ciro Santoriello non sarà tra i pubblici ministeri che sosterranno l’accusa davanti al giudice per l’udienza preliminare Marco Picco, che da lunedì sarà chiamato a decidere se gli ex dirigenti della Juventus dovranno affrontare o meno un processo per le accuse di aver truccato i bilanci. Il magistrato ha preso la decisione a pochi giorni dall’inizio del procedimento dopo le polemiche delle scorse settimane intorno ai video, risalenti ad alcuni anni fa, in cui si professava, tra l’altro, tifoso del Napoli. A rappresentare l’accusa saranno gli altri due magistrati del pool che hanno imbastito l’inchiesta sui conti bianconeri, il pubblico ministero Mario Bendoni e il procuratore aggiunto Marco Gianoglio.
Il 14 giugno 2019 Santoriello intervenne a una tavola rotonda, organizzata da due studi legali (Fornari e associati e Grassani e associati) con Pwc Tls Avvocati e commercialisti sul tema del “modello organizzativo” delle società calcistiche e la sua importanza nella “prevenzione degli illeciti”. Al termine della sua relazione, in uno scambio di battute con un altro relatore, Santoriello precisò: “Basta che non si tifi Juventus”. E durante il suo discorso – che verteva soprattutto sull’applicazione della legge 231 del 2001, ovvero la responsabilità degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato – aveva fatto una digressione ammettendo a un certo punto di essere “tifosissimo del Napoli” e aggiungendo: “Odio la Juventus”.
In sala scattò una risata generale e qualcuno chiese: “Qual è più importante delle due?”. E il magistrato si lasciò andare: “Come tifoso è importante il Napoli, come pubblico ministero sono anti-juventino, cioè contro i latrocini in campo, eppure mi è toccato scrivere le archiviazioni”. Quando il video finì sui social per molti rappresentò la “prova” di un presunto “accanimento” giudiziario, qualcosa in grado di inficiare il lavoro della Guardia di finanza, nato dagli accertamenti della Consob e coordinato dai tre magistrati. Il riferimento di Santoriello era a una precedente indagine che gli fu affidata: nel 2017 fu proprio lui – che si è occupato anche del fallimento dell’Auxilium Torino – a chiedere l’archiviazione di Andrea Agnelli e altri quattro indagati (l’ex ad Aldo Mazzia e i sindaci) nell’ambito di una indagine per falso in bilancio nata da una denuncia dell’ex presidente del Bologna Giuseppe Gazzoni Frascara.
La procuratrice di Torino, Anna Maria Loreto, ha “preso atto” dell’astensione di Santoriello che aveva inoltrato la comunicazione al capo dell’ufficio nei giorni scorsi. La procuratrice ha “apprezzato l’alto senso istituzionale e senso di lealtà e attaccamento all’ufficio” del magistrato. Lunedì quindi il pubblico ministero non sarà in aula per la prima udienza davanti al giudice Picco. È probabile che già nel primo appuntamento le difese tornino a sollevare il tema della competenza territoriale per uno dei reati contestati ad Agnelli, Pavel Nedved, Maurizio Arrivabene e gli altri imputati, accusati a vario titolo di false comunicazioni sociali, ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza, aggiotaggio informativo e dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.
Secondo gli avvocati degli ex vertici, l’aggiotaggio informativo – cioè l’aver comunicato notizie false al mercato – porterebbe a dover celebrare il processo a Milano o a Roma. Il reato, a loro avviso, si sarebbe infatti consumato nel capoluogo lombardo, sede della Borsa italiana, o in subordine a Roma, dove ha sede la piattaforma informativa all’interno della quale vengono pubblicate le comunicazioni price sensitive della Juventus. Di diverso avviso la procura di Torino che, già a giugno nella richiesta di misure cautelari poi respinta dal giudice per le indagini preliminari, aveva chiarito il suo punto di vista specificando la differenza tra aggiotaggio informativo, cioè il reato contestato, e l’aggiotaggio operativo. Nel caso del reato contestato, secondo l’accusa, tutto si è svolto a Torino, da vengono immesse nel sistema borsistico le comunicazioni, che sono immediatamente disponibili (e sono immodificabili) agli investitori. È altamente probabile che il giudice Picco fermi il procedimento chiedendo alla Cassazione di decidere dove si debba celebrare.