Fiumi ai minimi storici. Falde a secco. L’annuncio di un’ordinanza regionale per il razionamento dell’acqua in Veneto da parte del governatore Luca Zaia la dice lunga sulla drammatica situazione che ha colpito il Nord Italia. Si tratta di una crisi idrica che mette tutti di fronte, ancora una volta, a un fatto risaputo e spiegato bene da decenni da un numero industriale di articoli scientifici. Come osservato dal rapporto The Lancet Countdown on Health and Climate Change 2021, il cambiamento climatico è la più importante minaccia globale del secolo. Il forte aumento delle temperature globali e i cambiamenti associati alla crisi ecologica stanno aumentando la probabilità di eventi estremi come inondazioni, tempeste, ondate di caldo e siccità. Le crisi idriche sono dei meri effetti di questi cambiamenti. Hanno già generato gravi conseguenze per la salute, ma la posta in gioco è molto più alta: sono campanelli d’allarme per la nostra stessa sopravvivenza.
Nel 2008, durante una presentazione a Vicenza spiegai che i governatori del mondo avrebbero dovuto dichiarare uno “stato di calamità culturale”. L’idea suona bizzarra, vero? Anche se il cambiamento climatico viene spesso descritto come una crisi di tipo “ecologico” focalizzando quindi i sintomi del problema, in realtà nasconde una crisi politica, culturale e psicosociale generata da un modello di sviluppo economico globale auto-distruttivo e incapace di affrontare le più grandi problematiche dell’umanità. Era questo il tema da affrontare con urgenza non solo allora, ma molto prima: il lento suicidio globale della civiltà moderna. Ricordo però che la presentazione fu accolta piuttosto freddamente. C’era grande imbarazzo perfino tra gli organizzatori. Qualche tempo dopo, mi fu comunicato che alcuni membri dell’associazione che organizzò l’evento decisero di rassegnare le dimissioni per protesta!
Nel 2013, dopo aver pubblicato il libro Progresso o collasso: le crisi dell’avidità di mercato in lingua inglese con la casa editrice Routledge (non esiste una versione italiana, non ho mai avuto grande fortuna con le case editrici in Italia), una collega mi diede del “pazzo”. Non si trattava delle argomentazioni contenute nel testo, ma della scelta di scrivere un libro che tentava di sottolineare le idiosincrasie del nostro approccio al progresso umano. Non è così che si fa carriera nelle università. Anzi. L’accademico moderno si è trasformato sempre più in una specie di robot che produce pubblicazioni su riviste specializzate e insegue finanziamenti di ricerca senza porsi troppe domande sulla direzione generale della società. Come un gregge di pensatori indipendenti ci hanno assuefatti a credere che non ci sono alternative a questo modello di sviluppo che calpesta l’ambiente sull’altare dell’economia e dei mercati globalizzati che si auto-regolano. I critici, visionari di un modello di sviluppo alternativo sono tacciati di follia e scarso realismo.
Ora che però gli effetti, non solo del cambiamento climatico come causa prossimale della crisi idrica, ma della nostra psicopatologia collettiva alla base della decisione di non tentare di riformare un modello di sviluppo suicida, stanno producendo concretamente gli effetti ampiamente previsti dagli scienziati, cosa resta da aggiungere? Qualcuno sostiene che il cambiamento climatico sia una vendetta della natura contro il suo maltrattamento da parte dell’uomo. In realtà non è così. La natura non ha ingegnato alcuna vendetta contro di noi. Stiamo facendo tutto da soli. I folli sono proprio i sostenitori acritici di questo approccio al progresso. Sono loro a non essere realisti.
Nel saggio Gli 8 vizi del capitalismo, Konrad Lorenz spiega che mentre gli organismi naturali hanno meccanismi regolatori omeostatici a “retroazione negativa”, il nostro modello di sviluppo è strutturato in modo esattamente opposto: si basa su “retroazione positiva” o crescita all’infinito senza auto-regolazione. Come spiega lo scienziato: “La cellula neoplastica si distingue da quella normale per aver perduto l’informazione genetica necessaria a fare di essa un membro utile alla comunità di interessi rappresentata dal corpo. Essa si comporta perciò come un animale unicellulare”. L’economia, basata sulla crescita senza limiti, incapace di mettersi al servizio del benessere comune, ricorda il modus operandi della cellula tumorale. Secondo Zaia, il problema della siccità è invece risolvibile con una delle innumerevoli magie della tecnologia moderna “libero-mercatara”: per contrastare la crisi idrica in Veneto basta dissalare acqua come fanno a Dubai e Israele. Ripetiamo la domanda: cosa resta da aggiungere? Nulla direi.