La protesta plateale alla commemorazione dei Martiri d'Istia, 11 ragazzi fucilati perché non volevano combattere la guerra fascista al servizio di Salò. Il primo cittadino Vivarelli Colonna su facebook ha attaccato l'Anpi che però - come dimostrano le immagini - è stata la prima a garantirgli di pronunciare interamente il suo discorso
Non sono rappresentanti dell’Anpi le persone che hanno voltato le spalle al sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna durante un discorso alla commemorazione dei Martiri d’Istia a Maiano Lavacchio. Lo precisa il comitato provinciale dell’associazione dei partigiani, che specifica anche che è stato lo stesso presidente provinciale Luciano Calì a richiamare “i pochi cittadini intemperanti” per consentire al primo cittadino “di poter proseguire e completare il proprio intervento: nessuna compressione della libertà di espressione, peraltro ascrivibile all’Anpi, è pertanto avvenuta”.
In effetti – come dimostra il video pubblicato sull’account YouTube dello stesso sindaco – Vivarelli Colonna è riuscito a completare il suo discorso alla commemorazione, nonostante almeno una decina di presenti (tra i quali spuntava una bandiera della Cgil) si siano voltati platealmente e abbiano intonato Bella Ciao. Quella dei Martiri di Istia è la storia di undici giovani, renitenti alla leva, datisi alla macchia per non combattere nella guerra fascista al servizio della Repubblica sociale italiana, rastrellati e fucilati, dopo un processo sommario, il 22 marzo 1944. La protesta dei presenti si lega alla decisione del Comune di Grosseto di intitolare una via a Giorgio Almirante (che si incrocierà con via Enrico Berlinguer: entrambe confluiranno in via della Pacificazione nazionale). L’Anpi in questi giorni ha raccolto anche oltre 300 firme per dire no all’intitolazione, presentate poi al prefetto Paola Berardino – moglie del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – che dovrà ratificare la decisione della giunta comunale.
La polemica sulla via da intitolare ad Almirante, tra l’altro, a Grosseto è una vicenda particolarmente spinosa perché fu proprio il fondatore e leader del Movimento Sociale Italiano, da capo di gabinetto del ministro Ferdinando Mezzasoma, a pubblicare – come scoperto da L’Unità nel 1971 – un manifesto a Paganico, a 25 chilometri dal capoluogo, in cui si intimava agli “sbandati ed appartenenti a bande” di arrendersi, altrimenti sarebbero stati “considerati fuori legge e passati per le armi mediante fucilazione nella schiena”. Va poi sempre ricordato che Almirante per 4 anni – in età già adulta – fu segretario del comitato di redazione della rivista antisemita e razzista La difesa della razza, che pubblicò il Manifesto della razza nel 1938 e con cui collaborò con articoli fin dal primo numero.
Ad attaccare l’Anpi dopo la cerimonia per i Martiri d’Istia è stato lo stesso sindaco, su facebook, in un post nel quale parla di una cerimonia trasformata in “pretesto per screditare l’intera ricorrenza e accentuare quel clima di divisione, che avremmo il dovere di superare”. E quindi attacca l’associazione dei partigiani: “Un minuto prima il silenzio che riporta la memoria indietro nel tempo, tutti assorti a posare la corona in ricordo delle vittime. Subito dopo seduti sul ceppo commemorativo accanto alla corona appena deposta a raccogliere il tesseramento dell’Associazione”. Per poi sottolineare: “Quale commemorazione? Quale rispetto? E non parlo solo di rispetto della mia persona, dell’Istituzione che rappresento più volte richiamata dagli interventi, ma anche e soprattutto – ha ancora detto il primo cittadino – verso i ragazzi che erano venuti ad ascoltare. Non hanno potuto sentire, è stata tolta la libertà dell’ascolto con canti e fischi”. Come specifica l’Anpi e come dimostrano le immagini del profilo personale di Vivarelli, è stato il segretario dell’associazione Calì a invitare chi protestava a lasciar parlare il sindaco: “L’Anpi è istituzione tra istituzioni, si comporta con serietà e consente a tutti di parlare e anche al sindaco di Grosseto. Aspettiamo di sentire le parole del sindaco”. A questo Vivarelli aveva risposto con un “grazie”.
Dopo l’attacco su facebook, dunque, l’Anpi ha dovuto rispondere. “Nonostante l’evidente assenza della fascia tricolore come altresì previsto dall’articolo 50 del D. Lgs. n°267/2000, anche questa volta le è stata garantita piena ed assoluta facoltà di parola, naturalmente con la speranza di poter cogliere le sue scuse, seppur tardive, all’intera comunità maremmana – scrive in una nota l’Anpi – Anche questo ennesimo atto di fiducia è andato purtroppo sprecato, preferendo proseguire nei tentavi di spostare l’attenzione su recriminazioni personali ed attacchi scomposti a chi quella memoria contribuisce a custodirla e tramandarla, recriminazioni peraltro non nuove e non suffragate da alcuna evidenza. Anche questa volta, messo dinnanzi ad un bivio, ha scelto di imboccare la strada sbagliata. Rifiutandosi di ascoltare le sue concittadine ed i suoi concittadini che in questi giorni si sono mobilitati per far sentire la propria profonda indignazione, ha inspiegabilmente preferito dismettere le insegne della Repubblica Italiana quale rappresentante pubblico di un’intera comunità, per indossare elmetto e divisa. La comunità che rappresenta, la Costituzione sulla quale ha giurato che è impregnata delle lacrime e del sangue delle vittime della dittatura fascista, meritano rispetto. Anche il suo”.
Nelle scorse settimane, Vivarelli Colonna si era reso protagonista di una storia su Instagram in cui mostrava una foto della nuova segretaria del Pd Elly Schlein insieme alle immagini di cavalli, con anche il suono di nitriti, ed era accompagnata dalla dicitura: “Per due euro spesi per votare alle primarie Pd cosa volevate, Belen?”.