L’indagine è scattata il 3 agosto 2022 dopo la segnalazione del vice comandante della polizia penitenziaria di Biella che aveva denunciato un detenuto per atti di violenza e minaccia, nonché per oltraggio a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato
Il 10 febbraio scorso ai domiciliari era finito il vicecomandante della polizia penitenziaria del carcere di Biella. Oggi sono stati sospesi dal servizio 23 agenti in esecuzione di un’ordinanza del giudice per le indagini preliminari per il reato di tortura commesso all’interno del carcere nei confronti di tre detenuti. “Il 6 febbraio scorso il gip, su richiesta dei pm, aveva ordinato l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari a carico del vicecomandante pro-tempore, riservandosi, all’esito degli interrogatori, sull’applicazione delle richieste di misure interdittive nei confronti degli altri ventisette agenti coinvolti” fa sapere la Procura.
L’indagine è scattata il 3 agosto 2022 dopo la segnalazione del vice comandante della polizia penitenziaria di Biella che aveva denunciato un detenuto per atti di violenza e minaccia, nonché per oltraggio a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato. “La circostanza che ha immediatamente creato allarme in capo a questa Procura – spiegava in una nota, il procuratore capo Teresa Angela Camelio – è stato l’impiego dell’uso del nastro adesivo per contenere il detenuto, già ammanettato, in violazione dell’articolo 41 della Legge sull’Ordinamento Penitenziario e, quindi, con modalità in contrasto con il dettato normativo”.
Proprio da questo particolare era stato avviato un procedimento disciplinare nei confronti del pubblico ufficiale da parte dell’amministrazione della casa circondariale. La procura intanto aveva chiesto l’acquisizione degli atti del procedimento giunti però a fine novembre. Le indagini sono state condotte direttamente dal procuratore Maria Angela Camelio e dal sostituto Sarah Cacciaguerra. Il detenuto era stato poi interrogato confermando le violenze e aveva presentato denuncia per gli abusi subiti. Ci sarebbero poi anche referti medici a testimoniare le “illecite modalità del contenimento e le lesioni personali subite”. Gli inquirenti hanno poi acquisito le immagini delle videocamere, che sono state visionate dai carabinieri della polizia giudiziaria. Proprio da questi video sarebbero emersi nuovi episodi di violenza e di illecito contenimento da parte polizia penitenziaria nei confronti di altri due detenuti.