“Gli Stati Uniti temono di essere messi all’angolo dal piano di pace cinese”. È questo, secondo quanto ricostruisce l’agenzia statunitense Bloomberg, citando funzionari dell’amministrazione, l’umore che si respira alla Casa Bianca. Indipendentemente dalle valutazioni di Washington, respingere apertamente il piano consentirebbe alla Cina di sostenere che gli Usa non sono interessati alla fine delle ostilità e di attrarre così le simpatie degli stati che sono stanchi della guerra e delle sue ricadute economiche. Se gli Stati Uniti bocciano l’accordo, “la Cina probabilmente intensificherà il messaggio sulla contrarietà della Casa Bianca alla pace“, ha affermato Bonny Lin, del Center for Strategic and Studi internazionali ed ex funzionario del Pentagono.

Pechino è reduce da un importante successo diplomatico nel ruolo di mediatore per il riavvicinamento di Arabia Saudita ed Iran, paesi storicamente ostili che hanno accettato di avviare un percorso di normalizzazione delle loro relazioni. Sia Riad che Teheran non partecipano alle sanzioni occidentali contro la Russia. L’Arabia è uno dei primi fornitori di greggio verso la Cina e raffina molto del petrolio che arriva da Mosca. L’Iran avrebbe fornito al Cremlino anche armamenti e riceverebbe gli ordigni occidentali “catturati” in Ucraina dall’esercito russo per sottoporli a processi di ingegneria inversa e svilupparne poi di simili.

L’altro peso massimo asiatico, l’India, a sua volta non ha aderito alla linea occidentale contro Mosca. Ha aumentato, con grande profitto, gli acquisti di idrocarburi. La sua classe dirigente ha una visione molto pragmatica dei rapporti con le altre potenze, con la visione di un crescente multipolarismo e un progressivo declino dell’unilateralismo statunitense. L’America Latina, a cominciare da Brasile e Argentina, mantiene una posizione di non allineamento e l’Honduras ha anzi da poco rafforzato i suoi legami con Pechino.

I funzionari statunitensi nutrono un profondo scetticismo sulla proposta di pace cinese. Così come concepita la richiesta di cessate il fuoco ripagherebbe le mosse del Cremlino, consolidando le sue conquiste territoriali ottenute sinora. In tal senso si sono espressi pubblicamente. In privato però, scrive Bloomberg, la proposta seguita ai colloqui tra Vladimir Putin e Xi Jinping ha provocato un senso di disagio, inducendo l’amministrazione ad interrogarsi sull’approccio degli Stati Uniti nei confronti di Russia e Cina. I due paesi si sono infatti impegnati anche a rafforzare ulteriormente la loro partnership. L’interscambio Cina -Russia supererà quest’anno i 200 miliardi di dollari e prosegue la costruzione del secondo gasdotto Power of Siberia che consentirà di spostare verso la Cina parte dell’export prima destinati all’Europa occidentale

Più i rapporti tra Cina e Usa si deteriorano, “più è probabile che Pechino cerchi di logorare le relazioni tra gli Stati Uniti e i suoi alleati“, commenta Melanie Sisson, ricercatrice di politica estera della Brookings Institution. A fine mese il premier spagnolo Pedro Sanchez si recherà in Cina, invitato da Xi Jinping, per discutere anche delle opzioni per l’Ucraina. Sanchez ha precisato oggi che la sua intenzione è di condividere con Pechino la posizione occidentale, che non prevede il riconoscimento di territori alla Russia. Tuttavia i canali di discussione e di diplomazia con l’Europa si rafforzano.

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