Il cinema di Saeed Roustaee torna ad occuparsi con drammatica veemenza di materiale povertà nell’Iran di oggi. Un tono tragico che talvolta fa affiorare vezzi di comicità acre per descrivere il graduale e disperato indebitamento di una famiglia di classe media destinata allo sfacelo
L’intensa vitalità produttiva del cinema iraniano prova a fare capolino anche in sala. Uscirà il 6 aprile nei cinema italiani Leila e i suoi fratelli, terzo lungometraggio del regista Saeed Roustaee, evento di chiusura del 32esimo Festival del cinema africano, Asia e America Latina. Il Fattoquotidiano.it vi presenta il trailer in esclusiva.
Il cinema di Roustaee torna ad occuparsi con drammatica veemenza di materiale povertà nell’Iran di oggi. Un tono tragico che talvolta fa affiorare vezzi di comicità acre per descrivere il graduale e disperato indebitamento di una famiglia di classe media destinata allo sfacelo. Il vecchio padre così attento alle tradizioni da finirne egoisticamente ed economicamente strozzato; Leila (Taraneh Alidoosti), l’unica figlia femmina e unica entrata sicura della casa; quattro fratelli oramai adulti, disoccupati e perdigiorno, uno guardiano dei cessi di un grande magazzino, un altro intrallazzato con loschi affari da marketing piramidale, un terzo fissato con il wrestling americano in tv e poi Alireza (Navid Mohammadzadeh) operaio appena scappato dai tumulti di rivolta in una fabbrica in subbuglio. Tutti vivono, con l’aggiunta dell’anziana madre, di qualche moglie e pargolo saltellante, nello stesso appartamento.
Una compressione umana ed esistenziale che Roustaee tenta di ricomporre nei dialoghi agitati e concitati, nelle linee di sguardo dei protagonisti (la bisettrice principale è Leila-Alireza), come nel possibile affare che salverà la famiglia: l’apertura di un negozio, previo indebitamento, per i quattro fratelli, sperando che l’anziano padre non si sputtani un piccolo tesoretto in monete d’oro solo per diventare simbolico padrino di un clan familiare allargato. La cifra del cinema di Roustaee è quella di una certa artigianalità digitale che dimostra scioltezza narrativa e agilità tecnica. Allo stesso tempo l’universalità di una condizione socioeconomica a perdere si dipana in una sorta di neorealismo che ha molto a che fare con la risolutezza di un certo Asghar Farhadi. La Alidoosti, sorta di eroe positivo del film, è la coprotagonista del film di Farhadi, Il cliente, che nel 2016 ha vinto l’Oscar come miglior film straniero. Distribuisce per l’Italia I Wonder.