Politica

Trapani oltre il Gattopardo, il sindaco del Pd si ricandida con l’appoggio della Lega (senza simboli). Furia di Fdi, i dem ribelli col M5s

Nella città siciliana l'uscente Tranchida si ricandida con l'appoggio di Turano, assessore regionale del Carroccio. Il centrodestra è furioso: Schifani in campo per chiedere al leghista di sfilarsi. Un pezzo di dem si sfila e appoggia Francesco Brillante, ex segretario cittadino, appogiato anche dal M5s da Cateno De Luca

“Va bene il Gattopardo ma c’è un limite a tutto”. Scuote la testa Maurizio Miceli, coordinatore provinciale di Fdi, candidato del centrodestra alle prossime comunali di Trapani. Cioè nella città dove gli accordi elettorali rischiano di fare saltare la maggioranza del governo regionale. Perché il capoluogo della provincia in cui per anni si è nascosto Matteo Messina Denaro, città dell’ex senatore di Forza Italia, Antonio D’Alì, adesso in carcere per concorso esterno alla mafia, rischia di diventare un vero e proprio caso politico. Qui, infatti, si sta consumando l’impensabile: il Partito democratico punta su un candidato appoggiato pure dalla Lega. Elly Schlein e Matteo Salvini alleati per le comunali? “Non c’è nessun simbolo, solo dieci liste civiche”, si smarca subito Giacomo Tranchida, sindaco di Trapani che si è ricandidato: è lui l’uomo su cui puntano, almeno per il momento, Pd e Lega. In pista per la sesta volta (prima è stato sindaco di Erice e di Valderice), Tranchida ha militato nel Pds, nei Ds e infine è approdato nel Pd. In appoggio alla sua candidatura ci sono le liste formate dai dem (due) e quella formata da Mimmo Turano (Trapani Tua), assessore regionale della Lega.

Non ci sono simboli, dunque, ma la strana accoppiata tra Pd e Lega è siglata dal patto Tranchida -Turano. E non a caso provoca rivolte e ammutinamenti, a destra come a sinistra. Ma tutto potrebbe ancora mutare. L’appoggio di Turano al sindaco del Pd non è, infatti, andato giù agli alleati del centrodestra che hanno chiesto subito le sue dimissioni, aprendo il caso Trapani. Da allora lo stesso presidente della Regione, Renato Schifani, starebbe facendo un pressing serratissimo su Turano – dicono tra le file del centrodestra siciliano – perché sostenga apertamente in campagna elettorale Miceli, nonostante il leghista abbia già pronta la lista in sostegno di Tranchida, perfino già inserita nei manifesti elettorali. “Non possiamo permetterci di andare con una coalizione spaccata”, sottolinea d’altronde Miceli.

Mentre nel centrodestra si prova ad evitare le dèbacle, nel centrosinistra si è già consumato l’ammutinamento: Francesco Brillante, ex segretario cittadino del Pd, è il candidato di una parte dei ribelli dem, del M5s e – rullo di tamburi – di Sud chiama Nord, il movimento dell’istrionico ex sindaco di Messina, Cateno De Luca. Sembra il caos, ma il senso lo spiega Nuccio Di Paola, coordinatore regionale del M5s: “Un percorso iniziato tra i banchi consiliari, dov’è nata la sinergia tra i consiglieri comunali, Francesca Trapani per il M5s e Giuseppe Lipari per Sud chiama Nord, in opposizione al sindaco. Da qui nasce la convergenza con De Luca”. Un percorso che parte da lontano e potrebbe avere un orizzonte? “Abbiamo messo in atto un progetto, un esperimento politico con i Cinquestelle”, spiega anche De Luca. E ci spera: “Sulla scorta di questo potrebbe anche verificarsi che in altre città ci possa essere questo tipo di convergenze. Sono momenti che consentono a due forze politiche che non hanno governato, mettendo da parte gli elementi di scontro, facendo prevalere gli elementi di unione”. E Di Paola conferma: “Stiamo facendo di tutto per unire il fronte di opposizione al governo Schifani fungendo noi da perno centrale: in alcune città andiamo con De Luca (oltre Trapani ci sono anche comuni più piccoli come Licata, ndr), in altre con il Pd”.

Intanto, in questo contesto frastagliato e sperimentale, a farne le spese è di sicuro il Pd, che conta ben due candidati ma non ha il simbolo da nessuna parte. “Il problema si è creato quando Turano ha aderito alla Lega”, spiega più di qualcuno nelle retrovie dem. L’assessore di Schifani, infatti, è sempre stato un uomo di centro. Era l’uomo forte dell’Udc fino a poco prima delle Regionali dello scorso settembre, quando ha abbadonato l’ormai piccolissimo partito centrista per aderire alla Laga. Ma per molti la sua conversione sulla via di Alberto da Giussano era legata solo a fini elettorali: “È stata un’operazione di ingegneria politica”, sottolinea non a caso Dario Safina. Consigliere regionale del Pd, Safina sostiene Tranchida: “Il Pd ha mantenuto fede all’impegno preso 5 anni fa, anzi perfino si rafforza con due liste civiche anziché una, come alle scorse comunali”. E gli fa eco il sindaco: “Stiamo proponendo la stessa lista con gli stessi consiglieri uscenti, questa amministrazione fino a pochissimo tempo fa non era un problema per nessuno”.

Poi, però, Turano ha deciso di fare il salto: “È della Lega come io sono tifoso della Juve”, suggerisce ancora qualcuno dalle retrovie dem, che evidentemente non simpatizza per i bianconeri. Intanto non mancano gli affondi dei big del centrodestra: “Turano è assessore in quota Salvini nella giunta di Schifani – sottolinea un esponente di lungo corso del centrodestra siciliano – questo per i Dem è un dettaglio?”. Mentre tra le file dei ribelli del Pd c’è chi ricorda quella volta che nel 2020 Salvini appaludì la decisione di Tranchida di rifiutare uno sbarco: “Totale solidarietà al sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, che non vuole lo sbarco dalla nave usata per la quarantena degli immigrati. Un gesto coraggioso, soprattutto perché il sindaco non ha esitato a polemizzare con il suo Pd che – da Roma – pretende di calpestare i territori”, così parlava Salvini nell’agosto del 2020. E di “sterilizzazione del Pd”, parla addirittura Brillante, l’ex segretario cittadino del Pd, ora candidato “ribelle”: “Cinque anni fa, c’era una situazione emergenziale. Trapani veniva da un anno di commissariamento perché nelle precedenti elezioni al ballottaggio era rimasto un unico candidato, del Pd, che non vinse perché non ottenne il quorum”.

Per capire quello che sta succedendo a Trapani, serve, infatti, riavvolgere il nastro almeno fino alla campagna elettorale del 2017. In quel momento alla guida della città siciliana correvano Antonio D’Alì e Girolamo Fazio, il primo ex presidente della provincia ed ex sottosegretario all’Interno, il secondo già sindaco del capoluogo. Lo scorso dicembre D’Alì è entrato in carcere, dopo la condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Durante la requisitoria la sostituta procuratrice generale di Palermo Rita Fulantelli aveva definito l’imputato “il politico a disposizione dei Messina Denaro, prima del vecchio don Ciccio e poi del figlio Matteo”. Fazio, invece, era accusato di corruzione per un giro di mazzette su bandi per il trasporto marittimo: trascorse due settimane di campagna elettorale ai domiciliari per poi ritirarsi dalla corsa solo al ballottaggio (è stato poi rinviato a giudizio e il processo è attualmente in corso). Restò come unico candidato Pietro Savona, del Pd, che però non raggiunse la quota minima del 50 per cento più uno prevista nel caso della candidatura di una sola persona.

In pratica il Pd a Trapani non vinse neanche correndo da solo. Una disfatta che portò al commissariamento e successivamente alla convergenza di Pd e Udc su Tranchida. Ma dopo cinque anni tutto è cambiato, secondo Brillante: “Il Pd non ha mai avuto un gruppo consiliare. Non ha più una guida cittadina da novembre e non c’è stata neanche una riunione per le amministrative: ogni confronto è stato azzerato”, dice il dem ribelle. Che fino al mese scorso sedeva nel cda dell’Atm, la partecipata ai Trasporti, su indicazione dello stesso Tranchida: “Avevo aderito ad un progetto politico – spiega lui – nel 2018, che ha però portato all’azzeramento di ogni decisione assembleare. In una città in cui i massimi esponenti politici sono sotto processo o in carcere con accuse gravissime il Pd non mette il simbolo: in questo territorio a fare vergogna è il simbolo dei democratici?”. È così che a Trapani si consuma una guerra fratricida interna ai dem. Anche se ufficialmente “Il Pd va in continuità con quello che aveva proposto anche cinque anni fa”. Ma tra i democratici trapanesi, anche chi non prede posizione tra le due parti è critico: “Il congresso non ha portato la Schlein alla guida del partito spostando tutto ancora più a sinistra? Perché non c’è stato solo sbarco, anche sulla doppia genitorialità e sull’aborto Tranchida ha preso posizioni non esattamente di sinistra”.