I giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano decideranno non prima di lunedì se Alfredo Cospito, l’anarchico che ha intrapreso da mesi lo sciopero della fame, potrà andare agli arresti domiciliari. Oggi il 55enne, già condannato in via definitiva per aver gambizzato un dirigente dell’Ansaldo Nucleare e in attesa della definizione del giudizio per l’attentato alla Scuola allievi dei carabinieri di Fossano per la quale è accusato del reato di strage politica – ha detto che sarebbe “disposto a recedere dallo sciopero ella fame purché il tribunale di Sorveglianza liberasse altri detenuti attualmente sottoposti al 41 bis, persone anziane o malate che vogliono soltanto tornare a casa dopo 30 anni di 41 bis”. Una posizione riportata dal legale Flavio Rossi Albertini chiarendo che l’anarchico interromperà lo sciopero della fame anche se otterrà i domiciliari. La procuratrice generale di Milano Francesca Nanni e il sostituto pg Nicola Balice hanno dato parere negativo. Per la Procura generale, quindi, Cospito deve rimanere in stato di detenzione carceraria. Si trova da alcune settimane nel reparto di medicina penitenziaria del San Paolo, dove può essere monitorato costantemente date le sue condizioni. Di recente ha avuto un problema cardiaco, anche se la situazione resta stabile ma sempre con rischi di aggravamento. L’anarchico non assume più nemmeno gli integratori, che in questi mesi ha assunto ad intermittenza. Solo acqua con sale o zucchero.

Oggi si è tenuta anche l’udienza del Tribunale di Sorveglianza di Sassari, sempre su un’istanza di differimento pena, e Cospito era in videocollegamento dall’ospedale San Paolo. “Ha ribadito le ragioni della sua scelta, della sua battaglia – ha spiegato il legale – ha detto che sarebbe disposto a recedere dallo sciopero della fame se il Tribunale di sorveglianza liberasse altri detenuti dal 41 bis, ossia le persone anziane e malate che vogliono tornare a riabbracciare la propria moglie dopo 30 anni di 41 bis, quelle con cui lui trascorre le parti di socialità”. L’anarchico ha parlato ai giudici di “provvedimenti adottati solo due giorni prima della morte di queste persone in carcere”. E ha ribadito le sue ragioni perché per lui al 41bis è “impossibile vivere, è un battaglia per la vita, argomenti che ha sempre espresso nei mesi, è tanto stanco e provato”. Andando a casa coi domiciliari, comunque, interromperebbe lo sciopero della fame perché potrebbe ricominciare “quelle attività che lo hanno condotto a dire che questa non era vita, quindi potrebbe leggere, studiare, ricominciare a ragionare, scrivere, partecipare a progetti editoriali”. Essere in salute, ha spiegato il legale, “non vuol dire mangiare, non è un somaro per cui se mangia tanta erba vuol dire che sta bene. L’essere umano deve poter crescere intellettualmente e lo fa solo attraverso lo studio e la lettura, altrimenti non è vita”.

“Anche la Procura Generale di Torino e la Dnaa si sono opposti” ha spiegato l’avvocato Rossi Albertini parlando di un “coro di opposizioni” espresse contro l’istanza di differimento pena con detenzione domiciliare per Alfredo Cospito presentata al Tribunale di Sorveglianza di Milano. Si è dimostrata una “incapacità di comprendere che questa situazione deve essere risolta, anche dopo gli articoli su Al Jazeera che mettono alla berlina l’Italia per le condizioni a cui sottopone l’anarchico ed è possibile che debba intervenire allora un’autorità internazionale per dire che Italia sta violando i diritti umani, è questa – ha aggiunto l’avvocato di Cospito – l’assurdità della vicenda”. Secondo il legale, poi, il problema cardiaca avuto da Cospito nei giorni scorsi “è stato minimizzato da parte della direzione sanitaria del reparto dicendo che era un errore del tracciato della macchina, salvo che l’errore è avvenuto quando Cospito ha avuto la sintomatologia riconducibile a un infarto, un dolore al petto e al braccio, episodio che mostra effettivamente il pericolo, come affermano sempre i medici”. L’udienza si è tenuta in ospedale perché i medici dell’ospedale non hanno dato l’ok al trasferimento nel carcere di Opera per il videocollegamento, per poter monitorare costantemente l’anarchico.

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