I rapporti umani, il post pandemia, la voglia di contatto e di relazioni. Tre anni vissuti intensamente senza social né con le luci dei riflettori. Diodato ha racchiuso la sua vita nel nuovo disco “Così speciale”
A tre anni da “Che vita meravigliosa”, Diodato torna con “Così speciale” che dà anche al titolo al primo singolo estratto. Un brano potente e avvolgente che non avrebbe di certo sfigurato all’ultimo Festival di Sanremo e forse avrebbe potuto agguantare anche il podio. Ma, come ci ha spiegato lo stesso cantautore, “il flusso artistico” non portava in quella direzione. Almeno per quest’anno. Diodato tornerà live in Italia e in Europa con un tour di 10 date, al via da Padova il 15 aprile.
Cosa è successo in questi tre anni nella tua vita?
In questa ultima fase della mia vita ho vissuto in modo intenso e profondo. Mi sono soffermato a lungo sulle interazioni umane, anche in risposta al periodo legato alla pandemia. Ho voluto vivere intensamente le relazioni, provare sensazioni forti, da cui sono nate queste canzoni.
Una banda suona festosa all’inizio del disco. Qual è il messaggio?
Non è un caso che sia messa come incipit di ‘Ci vorrebbe un miracolo’, dove dico che ci vorrebbe un miracolo per colmare lo strazio di questi tempi caotici, impossibili da capire, urlanti d’imperante populismo, indifferenti, ma in cui ognuno sente di dover dire la sua.
Cosa vedi in giro?
Una umanità in una condizione di apnea, Timidamente cerchiamo un nostro simile, un complice con cui scambiare ossigeno, in attesa della normalità.
C’è qualcosa che ti dà fastidio ultimamente?
Abbiamo assistito ad anni in cui tutti si urlavamo addosso per far prevalere la propria idea sull’altro. Credo che l’unico modo per trovare una sorta di pace sia quello cercare di interagire tra noi e non aspettare che arrivi soluzione dall’alto. Dovremmo interagire di più con gli altri. La società sta diventando sempre di più il centro caotico di migliaia di voci che si sovrastano.
A proposito di empatia ed interazione, cosa ne pensi della frase della premier Meloni ai familiari delle vittime del naufragio di Cutro: “Siete consapevoli dei rischi delle traversate”?
Non è un caso che io parli di interazione e contatto con la realtà. Ci stiamo evidentemente distaccando dal ceto sociale, senza avere alcun tipo di contatto. Questa cosa porta a vivere come monadi, senza interagire e ascoltare le ragioni degli altri. C’è chi gira la testa dall’altra parte. Non si forniscono soluzioni per evitare ciò che accade in mare. Su quelle barche lì ci siamo tutti noi. Ed è sconvolgente: siamo proprio noi che stiamo andando a fondo. C’è ancora una concezione del mondo con le barriere, si continuano a disegnare costantemente i confini mentre il mondo va da tutt’altra parte. Una cosa folle che esista qualcuno così naif e ignorante che non sia consapevole di certe dinamiche. Il primo pensiero non può non essere quello di considerare l’umanità.
Sei fiducioso per il futuro?
Sono anni che viviamo queste situazioni. Nonostante tutto non riesco a non essere fiducioso.
“Mia madre è preoccupata mi dice che non sa che fine farò a stare da solo in questa città”, canti in “Occhiali da sole”. Vorrebbe vederti “sistemato”?
Eh sì (ride, ndr). Lei mi vorrebbe vedere stabile e, invece, sono sempre in balia delle onde, della vita e del lavoro, continuamente sulle montagne russe. Poi ci sono momenti in cui ti fai delle domande… vabbè staremo a vedere.
Senti il tempo che corre veloce?
Sì. Sono tempi in cui viviamo con una velocità impressionante. In quel vortice hai la sensazione di non fare abbastanza, di non essere presente abbastanza. Una condizione che vivono molti artisti di oggi che vivono sotto i riflettori. Si ha la sensazione appena uno sparisce un attimo, tutto sia finito, sia scomparso. Io ho i miei tempi, mi piace vivermela così. Comprendo anche il mio team che magari non condivide questa linea. Ma non riesco e essere presente, quando non ho qualcosa da dire.
“Così speciale” era una canzone perfetta per Sanremo. Perché non ti sei proposto?
Sentivo che non era una cosa da fare adesso. Ho un bellissimo rapporto com Amadeus, mi dice sempre che per me le porte sono sempre aperte. Sono consapevole che andare a Sanremo accenda riflettori pazzeschi, per non parlare della promozione massiccia. Fare un Festival contribuirebbe alla serenità in termini di algoritmi e numeri, dal punto di vista discografico. La verità è che sentivo di seguire un flusso diverso in questo momento della mia vita artistica.