A un solo giorno dall’ultima inchiesta che vede indagati poliziotti per il reato di tortura e sospesi dal giudice per le indagini preliminari di Biella, arriva una proposta di legge per abrogare il reato che fu introdotto nell’ordinamento italiano il 5 luglio del 2017 dopo un tormentato iter parlamentare e molte polemiche perché ritenuto in qualche modo “debole”. A presentare la pdl sono stati alcuni esponenti di Fratelli d’Italia, prima firmataria la deputata Imma Vietri. Con il provvedimento, assegnato in Commissione Giustizia della Camera, si intendono di fatto abrogare gli articoli 613-bis e 613-ter del codice penale che introducevano il reato e si lascia in piedi solo una sorta di aggravante all’articolo 61 del codice penale per l’abuso di potere. “L’incertezza applicativa in cui è lasciato l’interprete” con le norme introdotte nel 2017, “potrebbe comportare la pericolosa attrazione nella nuova fattispecie penale di tutte le condotte dei soggetti preposti all’applicazione della legge, in particolare del personale delle Forze di polizia che per l’esercizio delle proprie funzioni – spiegano i firmatari nella relazione delle Pdl – è autorizzato a ricorrere legittimamente anche a mezzi di coazione fisica”. Da quando è stato introdotto il reato ha portato ad alcune condanne non solo di agenti della Penitenziaria, ma anche in altri casi fuori dalle carceri: come quello di una brutale aggressione nei confronti di un ragazzino. E lo scorso settembre la Cassazione ha reso definitiva la condanna per tortura per gli aggressori di Antonio Stanno, disabile psichico morto per fame e stenti dopo l’ultima aggressione subita da una gang di ragazzini. Non stupisce che questa proposta di legge venga presentata da Fdi visto che nel 2018 la leader del partito, Giorgia Meloni, oggi premier aveva postato un tweet in cui chiedeva l’abolizione salvo poi cancellarlo per le polemiche che ne erano seguite.

La proposta di legge – Secondo i deputati di Fdi “se non si abrogassero gli articoli 613-bis e 613-ter, si legge ancora “potrebbero finire nelle maglie del reato in esame comportamenti chiaramente estranei al suo ambito d’applicazione classico, tra cui un rigoroso uso della forza da parte della polizia durante un arresto o in operazioni di ordine pubblico particolarmente delicate o la collocazione di un detenuto in una cella sovraffollata. Ad esempio, gli appartenenti alla polizia penitenziaria rischierebbero quotidianamente denunce per tale reato a causa delle condizioni di invivibilità delle carceri e della mancanza di spazi detentivi, con conseguenze penali molto gravi e totalmente sproporzionate. “Il rischio di subire denunce e processi strumentali – osservano i deputati di FdI – potrebbe, inoltre, disincentivare e demotivare l’azione delle Forze dell’ordine, privando i soggetti preposti all’applicazione della legge dello slancio necessario per portare avanti al meglio il loro lavoro, con conseguente arretramento dell’attività di prevenzione e repressione dei reati e uno scoraggiamento generalizzato dell’iniziativa delle Forze dell’ordine”. Eppure nell’ultima inchiesta gli accertamenti sono scattati non perché un detenuto aveva denunciato ma perché l’ufficiale della polizia penitenziaria aveva presentato una segnalazione all’autorità giudiziaria accusando il detenuto. E come nel caso del carcere di Santa Maria Capua Vetere esistono anche i video dei pestaggi subiti dai detenuti.

Secondo i firmatari che sono, oltre a Imma Vietri anche Amich, Cangiano, Cerreto, Chiesa, Ciaburro, Iaia, La Porta, Longi, Maiorano, Michelotti e Tremaglia, le pene previste per il reato sono anche “chiaramente sproporzionate rispetto ai reati che puniscono nel codice attualmente tali condotte (percosse, lesioni, minaccia eccetera) e non giustificate dall’andamento della situazione criminale in Italia. Alla luce di tali considerazioni, per tutelare adeguatamente l’onorabilità e l’immagine delle Forze di polizia, che ogni giorno si adoperano per garantire la sicurezza pubblica rischiando la loro stessa vita e per evitare le pericolose deviazioni che l’applicazione delle nuove ipotesi di reato potrebbe determinare, la presente proposta di legge – si sottolinea ancora nella relazione – prevede l’introduzione di una nuova aggravante comune per dare attuazione agli obblighi internazionali” e “la contestuale abrogazione delle fattispecie penali della tortura e dell’istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura di cui rispettivamente agli articoli 613-bis e 613-ter del codice penale”.

La senatrice Cucchi: “Sostenere che la tortura in Italia non esista è una bugia” – Sulla proposta di legge è intervenuta la senatrice di Sinistra Italiana-Alleanza Verde Ilaria Cucchi che si appella al capo dello Stato: “È notizia di queste ore la sospensione di 23 agenti del carcere di Biella accusati dalla magistratura di tortura di Stato nei confronti di tre detenuti e nelle stesse ore veniamo a conoscenza dell’assegnazione in Commissione Giustizia della Camera di una proposta di legge di Fdi che vuole abrogare la tortura. Questo è un fatto gravissimo. Sostenere che la tortura in Italia non esista è una bugia. Far finta di niente e voltarsi dall’altra parte è già questa una violazione dei diritti umani e lo so perché l’ho provata sulla mia pelle. Più di un giudice, prima dell’introduzione di questa legge si è trovato a non poter procedere perché la legge non esisteva. Abbiamo lottato per la sua introduzione e ora rivolgo un appello a tutte le forze politiche soprattutto al presidente della Repubblica: giù le mani dalla legge che punisce la tortura. Chi ha paura del reato di tortura legittima la tortura”.

Bilotti (M5s): “Vogliono mettere in dubbio una norma di civiltà – “Era già evidente che il governo Meloni e la maggioranza in tema di diritti nella migliore delle ipotesi sono assenti e indifferenti, in taluni casi li calpestano, marginalizzando alcuni cittadini e la loro dignità. Adesso – dichiara la senatrice M5S Anna Bilotti, componente della commissione Giustizia di Palazzo Madama – addirittura vogliono mettere in dubbio una norma di civiltà come il reato di tortura, che esiste a tutela dell’integrità fisica e psicologica delle persone. Ai sovranisti dell’impunità ricordiamo che il reato di tortura in Italia è stato introdotto osservando la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la Convenzione ONU del 1984 ratificata dall’Italia nel 1988, la quale prevede l’obbligo per gli Stati di legiferare affinché qualsiasi atto di tortura sia contemplato come reato. Se l’intento di Fratelli d’Italia è quello di strumentalizzare le sacrosante rivendicazioni delle forze dell’ordine, la soluzione gliela diamo noi, per l’ennesima volta: il lavoro di chi ogni giorno si impegna per la sicurezza di tutti noi si difende investendo risorse pubbliche per rafforzare gli organici e aumentare gli stipendi. La legge di Bilancio targata Meloni, invece, ha previsto solo tagli. Un punto deve essere chiaro: il più fermo contrasto dei comportamenti violenti è un dovere di uno stato civile. È un fatto di rispetto del diritto e dei diritti”.

Bazoli (Pd): “Vogliono attaccare una norma in difesa dei diritti umani? “È gravissimo che alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia abbiano presentato una proposta di legge per abrogare il reato di tortura. Non ci siamo dimenticati di quando l’attuale presidente del Consiglio dichiarò che con quel reato si “impedisce agli agenti di fare il proprio lavoro – dichiara Alfredo Bazoli, capogruppo Pd in commissione Giustizia al Senato – Il reato di tortura c’è in tutti gli ordinamenti democratici, è richiesto dalle convenzioni internazionali a tutela dei diritti umani, siamo uno degli ultimi paesi occidentali che l’hanno introdotto. L’’idea di abrogarlo rivela un’idea preoccupante e pericolosa dell’uso del potere e della forza da parte della destra. La difesa dello stato di diritto, e la difesa delle nostre forze dell’ordine, non può tollerare che lo si metta in discussione”. “È agghiacciante la proposta di FdI di cancellare il reato di tortura. Meloni dica qualcosa: il suo governo e la sua forza politica – scrive su Twitter la presidente dei senatori del Pd, Simona Malpezzi – vogliono attaccare una norma in difesa dei diritti umani?“. Uno scontro politico che si profila durissimo proprio nel giorno in cui il Cpt, l’organo anti tortura del Consiglio d’Europa riferisce di Violenze e intimidazioni tra detenuti, in particolare nelle carceri di Lorusso e Cutugno a Torino e quello di Regina Coeli a Roma, e un sovraffollamento in tutti gli istituti di pena che arriva al 152% nella prigione di Monza.

Scarpa (Pd): “Meloni fermi questo scempio – “Mi vengono i brividi a pensare che il governo stia pensando di abolire il reato di tortura. È semplicemente sconcertante anche solo pensare che nel 2023 una democrazia parlamentare possa scagliarsi contro il reato di tortura, peraltro introdotto tardivamente nel nostro ordinamento. Come se ci fossimo dimenticati- afferma in una nota è la parlamentare del Pd Rachele Scarpa – tutti i gravissimi casi in cui si è reso chiaro che bisognasse tirare una linea netta su pratiche violente intollerabili, come l’omicidio di Stefano Cucchi, Giuseppe Uva, o i casi di violenze nella caserma di Bolzaneto o nella scuola Diaz del 2001. Non voglio pensare che forse per qualcuno così intollerabili non lo fossero. Questo governo da una parte, introduce pene spropositate e criminalizzanti per chi organizza una festa, e dall’altra, vuole legittimare dichiaratamente eventuali violenze di Stato. Noi non lo permetteremo – assicura – la tortura è un reato, chiunque lo commetta, forze di polizia, privati, o chiunque altro, ne deve rispondere. Se il modello politico della Presidente del Consiglio non è Pinochet fermi questo scempio di proposta di legge avanzata dal suo partito, e dimostri di essere affezionata ai valori democratici”.

La replica di Fdi: “Non vogliamo abrograre, ma tipizzare” –Non vi è volontà da parte di FdI di abrogare il reato di tortura, ma di tipizzarlo in modo molto nitido – fa sapere in una nota il capogruppo di FdI Tommaso Foti.così com’è nelle convenzioni internazionali. Lo chiariamo alla sinistra che pretestuosamente ci attacca ben conscia che non vi è adeguata chiarezza nella lettera dell’art. 613-bis del codice penale. Riteniamo che la PdL possa essere un’utile base per un confronto con le altre forze politiche per migliorare la disciplina del reato di tortura come oggi codificato. Soprattutto per evitare che fantasiose incriminazioni si concludano con clamorose assoluzioni – aggiunge – inoltre, è attuale il rischio che le forze dell’ordine debbano guardarsi loro dai delinquenti. Le stesse vanno invece rispettate e messe in condizione di fare il proprio lavoro. Questo non significa riservare immunità alcuna a chi dovesse sbagliare. Non ci sorprende il fatto che consumati incantatori di serpenti, in disperata ricerca di consensi elettorali, vogliamo nascondere tutto ciò rilasciando dichiarazioni mendaci”.

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