Disposta a tutto per combattere il regime di Vladimir Putin e contraria all’invasione dell’Ucraina. Sarebbe proprio questo il motivo per il quale Elvira Vikhareva, 32enne attivista dell’opposizione, è stata avvelenata con sali di metalli pesanti. Secondo l’agenzia russa Sota, l’avvelenamento di Vikhareva sarebbe avvenuto diversi mesi fa. Lei stessa ha raccontato dei sintomi, arrivati per la prima volta tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre, e tornati poi a febbraio.
Dolori allo stomaco, aumento della frequenza cardiaca, intorpidimento delle estremità, spasmi muscolari, svenimenti e perdita di capelli. Sono solo alcune delle conseguenze riscontrate dalla giovane politica che, proprio per gli effetti del veleno sul suo corpo, ha evitato di mostrare il viso nelle ultime interviste. Dalle analisi di laboratorio è emerso che nel sangue di Vikhareva c’era bicromato di potassio, una sostanza altamente tossica e cancerogena.
La 32enne aveva già raccontato di aver subito minacce e pressioni in passato. Si tratterebbe dell’ennesimo caso riconducibile al Cremlino, che in passato ha più volte silenziato l’opposizione con metodi simili, come testimoniato dal caso di Alexei Navalny. Originaria di Irkutsk, in Siberia, Vikhareva ha lavorato per un periodo in tv e si è laureata in giornalismo. Poi è arrivata la lotta politica, alla quale si è avvicinata nemmeno ventenne durante le proteste contro le frodi elettorali del 2011. Nel 2019 era ancora in piazza contro l’esclusione di decine di candidati dalle elezioni.
Anche a lei è toccata la stessa sorte nel 2022, come scrive sul suo sito: intendeva candidarsi al consiglio comunale nel suo distretto di Mosca, ma un tribunale glielo ha impedito, adducendo irregolarità nei suoi documenti di registrazione. L’anno prima aveva provato a entrare alla Duma perdendo, secondo i risultati del voto elettronico, contro il presentatore televisivo e candidato di Russia Unita Timofey Bazhenov.