Fedez e Sfera Ebbasta sono stati ascoltati come testimoni al processo bis per la strage nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo (Ancona), avvenuta nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, in cui morirono cinque adolescenti e una madre 39enne per la calca seguita a spruzzi di spray al peperoncino e per il cedimento di una balaustra. Il rapper, classe 1989, rispondendo al pm Gubinelli, ha ripercorso in parte la sua carriera artistica iniziata ormai da quasi 15 anni: “Avevo 18 anni”. Prima le ospitate, i dj-set, poi, con la fama, i concerti in palazzetti e stadi.
Sulla sicurezza dei locali in cui esibirsi, Fedez ha ricordato che l’attenzione sua e dello staff è andata crescendo negli anni: nelle ore precedenti ogni esibizione qualcuno dello staff compie sopralluoghi, non tecnici, ma per controllare i percorsi, le transenne, la distanza con il pubblico per “security ma anche safety”. Per il “team”, ha precisato, “è ininfluente se l’evento sia parte di un calendario o sia evento spot”; “certo di solito il manager si informa su quanti biglietti sono stati venduti per uno spettacolo”. Il ragionamento di Fedez è: “Abbiamo un locale con certo tipo di capacità, un artista che viene venduto a un certo prezzo: se vendo un dj set a 20 o 30mila euro in un locale che può contenere 500 persone, chi sta gestendo la data è consapevole che il proprietario del locale per organizzarla deve strariempire il locale. Non dico prevedere una tragedia ma problemi di qualche tipo. Almeno uno svenimento ci sarebbe stato”. “A me – ha detto Fedez – è capitato di ricevere 60-70-80 mila euro, anche in locali più piccoli della Lanterna, ma il prezziario in un locale che ha un certo tipo di clientela riesce comunque andare a break even”. Ovvero in pareggio. “Non ho ricordi particolari della serata – ha detto Fedez sull’esibizione molto precedente alla tragedia – Se non ho ricordo specifico, posso asserire che fu una data tranquilla. Ho avuto esperienze di date gestite male, e la Lanterna non rientra in questo tipo di ricordi”. “Nella mia vita artistica – ha ricordato – non mi è mai capitato di situazioni con spruzzi si spray al peperoncino. In un periodo, quando ero in tour con J-Ax, 4-5 anni fa, è esplosa questa malsana usanza ma coinvolgeva artisti trap, e io non rientro nella categoria”. “Per questa ‘moda’, in senso di disvalore – ha aggiunto il marito di Chiara Ferragni – c’era comunque molta tensione e portava a cercare negli zaini bombolette spray agli ingressi degli spettacoli”.
“In altre occasioni era capitato che durante altri show in dj-set venisse spruzzato spray urticante e in un’occasione era stato sgomberato il locale e interrotto il concerto per poi riprendere dopo 20 minuti, senza che nessuno rimanesse ferito”, ha detto invece Gionata Boschetti, ovvero Sfera Ebbasta. Nella sua testimonianza, l’artista ha raccontato che, insieme allo staff con diversi van, erano arrivati a un chilometro dal locale quando vennero informati dei problemi che c’erano stati: il manager andò a piedi fino alla discoteca e seppe della tragedia, poi tornarono in albergo. Il trapper ha parlato di quel periodo in cui, grazie al disco Rockstar, “più venduto in Italia nel 2018”, stava ottenendo molto successo e nel quale tutti gli show erano sempre sold-out. “Mi era capitato altre due o tre volte lo spray al peperoncino agli show ma non mi ricordo in quali locali – ha detto -. Una volta, non mi ricordo dove, dovemmo sgomberare la sala e poi lo show è ripreso dopo mezz’ora”. Lui nel frattempo era stato portato nel backstage: “Sentivamo bruciori agli occhi e difficoltà a respirare, mentre la gente si agitava“. In quell’occasione, ha riferito, gli “addetti alla sicurezza avevano aperto le uscite di sicurezza per far defluire le persone che poi erano rientrate senza che nessuno rimanesse ferito”. In altre occasioni, ha detto ancora Sfera, “non era neanche stata sgomberata la sala, non c’erano state conseguenze”.