Fratelli d’Italia e Lega provano a cancellare con un emendamento di due righe lo stop alle porte girevoli per i magistrati che entrano in politica o assumono ruoli tecnici nei ministeri. Un colpo di spugna rispetto a quanto previsto nell’impianto della riforma Bonafede travasato nella riforma della giustizia voluta da Marta Cartabia. Un codicillo così specifico che di fatto rappresenterebbe un salvacondotto per una manciata di magistrati che sono finiti in ruoli ministeriali con il governo di centrodestra. Se non una norma “ad personam”, insomma, poco ci manca, infilata tra gli emendamenti al decreto Pnrr in discussione ora al Senato.

Ad accorgersene è stato Enrico Costa, responsabile Giustizia di Azione, che su questo ha presentato un’interrogazione parlamentare. I due emendamenti, scrive Costa su Twitter, “sono stati ritagliati ad hoc per consentire ai magistrati ai vertici dei ministeri di tornare subito nei Tribunali e avere incarichi direttivi. E magari giudicare gli avversari politici”. Le proposte di modifica al momento sono bloccate perché giudicate “improponibili”, sottolinea Costa, ma l’intenzione è di “ripresentarli entro la prossima settimana in un altro provvedimento”. E quindi il parlamentare di Azione si rivolge direttamente al ministro Nordio: “È al corrente di cosa sta facendo questa ‘manina esperta’?”.

La norma, se approvata, permetterebbe ai magistrati che finiscono nelle strutture ministeriali o assumono incarichi politici di poter tornare subito ad assumere un ruolo in magistratura. La Cartabia prevede infatti che “restano collocati fuori ruolo presso il ministero di appartenenza o presso l’Avvocatura dello Stato o presso altre amministrazioni, i magistrati amministrativi e contabili presso la presidenza del Consiglio”. E “per un ulteriore periodo di tre anni non possono assumere incarichi direttivi e semidirettivi”. Adesso invece scrivono i leghisti Tilde Minasi, Antonino Salvatore Germanà, Manfredi Potenti, Claudio Borghi, Marco Dreosto: “Al comma quattro dell’articolo 20 della legge 17 giugno 2022 numero 71 (ovvero la legge Cartabia sul Consiglio superiore della magistratura) aggiungere infine il seguente periodo: ai medesimi incarichi assunti nell’anno 2022 presso le amministrazioni titolari di interventi previsti nel Pnrr si applica la disciplina vigente prima dell’entrata in vigore delle disposizioni di cui al primo periodo”. E analoga proposta è stata avanzata anche da un gruppo di senatori di Fratelli d’Italia composto da Marco Lisei, Quintino Liris, Paola Ambrogio, Lavinia Mennuni, Vita Maria Nocco. È stato lo stesso Lisei, dopo le proteste di Costa, a sottolineare che “sarà ritirato”.

C’è poi anche un terzo emendamento, scritto dai leghisti Borghi, Dreosto ed Elena Murelli, che prevede una proroga per il collocamento fuori ruolo dei magistrati fino al 31 dicembre 2026. “Le urgenze del Pnrr – dice ancora Costa – sarebbero utilizzate come pretesti anche per derogare al limite decennale per i magistrati fuori ruolo”. A beneficiarne, ricorda La Repubblica, sarebbero un manipolo di persone che hanno preso servizio entro i 30 giorni successivi all’insediamento del governo Meloni. Si tratta, ad esempio, del segretario generale della presidenza del Consiglio Carlo Deodato, consigliere di Stato, nonché di Alfredo Storto, che è il capo di gabinetto di Matteo Salvini e fino a ottobre era magistrato amministrativo. E ancora: Alberto Rizzo, magistrato ordinario scelto come capo di gabinetto alla Giustizia e la sua vice Giusi Bartolozzi, deputata nella scorsa legislatura grazie all’elezione di Forza Italia da cui era poi transitata nel Misto.

“La finalità delle citate proposte emendative – scrive Costa nella sua interrogazione a Nordio – è quella di annullare, per i vertici delle strutture ministeriali, gli effetti della riforma Cartabia che blocca le porte girevoli tra magistratura e politica, consentendo per soggetti destinatari di incarichi fiduciari da parte della politica l’immediato ritorno allo svolgimento di attività giurisdizionale (senza periodo di decantazione) e ad incarichi direttivi”. Una “palese retromarcia” visto che l’emendamento permetterebbe loro di “rientrare nei Tribunali ed anche assumere ruoli direttivi e semidirettivi, altrimenti preclusi per 4 anni”.

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