La legge di riforma giudiziaria che salverebbe il premier israeliano Benyamin Netanyahu dai suoi guai giudiziari “va fermata, subito”. Sia il ministro della Difesa Yoav Gallant sia il titolare dell’agricoltura Avi Dichter hanno chiesto a Netanyahu di stoppare l’iter della riforma contro cui a Tel Aviv si è svolta per il dodicesimo sabato consecutivo una manifestazione molto partecipata. Per tutto il giorno si sono poi susseguite proteste in molti parti del Paese. Circa 1.000 manifestanti, guidati da un gruppo che rappresenta i militari riservisti, hanno inscenato un sit-in sotto casa di Gallant, la cui posizione era stata già rivelata dai media. Secondo i mezzi di informazione e l’opposizione la riforma è ad personam oltre al fatto che nella versione originaria la nomina di nuovi giudici sarebbe stata nelle mani dei membri della coalizione di governo, il più di destra della storia del Paese.
“Occorre ritrovare l’unità nazionale“, ha detto il ministro in un discorso alla nazione in tv. “Già adesso esiste un pericolo chiaro, immediato e concreto alla nostra sicurezza nazionale”. Gallant, che è si è detto disposto a pagare “un prezzo personale” per le sue idee, ha chiesto che il blocco della legge sia accompagnato dalla fine delle manifestazioni e dall’inizio di “un dialogo di riconciliazione fra le parti”. “Gli eventi in corso nella società israeliana – ha detto ancora Gallant – coinvolgono anche le forze armate. Da ogni parte giungono sentimenti di collera, di dolore e di massima delusione di un’intensità che non avevo mai visto prima. Constato come la fonte della nostra forza si sta erodendo. In quanto ministro della Difesa di Israele, io dico nel modo più chiaro che le lacerazioni che si stanno verificando nella nostra società stanno penetrando anche nell’esercito e nelle altre istituzioni di sicurezza“.
Parole che non sono piaciute al leader del partito di estrema destra Potenza ebraica e ministro per la Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, che ha fatto appello al premier affinché licenzi immediatamente Gallant: “Si è arreso di fronte a quanti hanno minacciato insubordinazioni nell’esercito”, ha detto. Dure critiche a Gallant sono state espresse anche da membri del Likud, fra cui il ministro delle Comunicazioni Shlomo Karhi e la parlamentare Tali Gotliv. Il coordinatore della lista parlamentare del Likud, Ophir Katz, ha avvertito Gallant che se la settimana prossima voterà alla Knesset contro la riforma giudiziaria “la sua carriera nel partito finirà”.
Il ministro dell’agricoltura Dichter ha chiesto dal canto suo di prendere tempo “per lo meno fino al 26 aprile, giorno dell’Indipendenza”. Secondo Dichter – ex capo dello Shin Bet ed uno dei maggiori dirigenti del Likud – “non c’è altra uscita”. Anche un altro autorevole esponente del partito di Netanyahu – l’ex presidente della Knesset Yuli Edelstein – ha rinnovato la richiesta di fermo immediato dell’iter della legge.