Per Tim Cook, “il mondo ha perso un gigante con Gordon Moore, uno dei fondatori della Silicon Valley e un vero visionario, che ha aperto la strada alla rivoluzione tecnologica”. Il Ceo di Apple ha commentato così la morte di Gordon Moore, filantropo, co-fondatore di Intel e ideatore della teoria sull’evoluzione tecnologica dei chip per computer. Aveva 94 anni. Predisse che la potenza di elaborazione dei computer sarebbe raddoppiata ogni anno, poi rivista in due. L’intuizione nota come Legge di Moore, è diventata il fondamento dell’industria dei processori per computer e ha influenzato la rivoluzione dei PC.
Dottore in chimica, nel 1968 creò NM Electronics in collaborazione con il fisico Robert Noyce, soprannominato il “sindaco della Silicon Valley“. Pochi mesi dopo, i due acquistarono il nome Intel per 15mila dollari. Gordon Moore divenne amministratore delegato dell’azienda dal 1979 al 1987. Nel 1971, Intel commercializzò il primo microprocessore: una rivoluzione. L’azienda è oggi il più importante produttore di semiconduttori negli Stati Uniti e il terzo al mondo per fatturato, dietro alla sudcoreana Samsung e alla taiwanese TSMC.
Nel 1965, mentre lavorava per un’altra azienda, la Fairchild Semiconductor, Gordon Moore predisse, in un articolo pubblicato dalla rivista Electronics, che la densità dei transistor nei microprocessori sarebbe raddoppiata ogni anno. Modificò la sua teoria nel 1975, calcolando un raddoppio ogni due anni. Carver Mead, un altro pioniere dei microchip, diede il nome di ‘Legge di Moore’ a questo principio ancora valido dopo decenni. Questa evoluzione ha permesso di democratizzare l’informatica e l’elettronica, prima con i personal computer, poi con vari dispositivi, fino al telefono cellulare. Gli specialisti prevedono che presto la legge di Moore non sarà più applicabile a causa dei limiti fisici all’integrazione dei transistor su un microprocessore.