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Pd, si tratta ancora sui capigruppo. Bonaccini riunisce i suoi: “A Schlein ho chiesto prudenza”. I ‘neoulivisti’ disertano

“Ho pensato fosse giusto raccogliere questo appello e dirvi che, se lo ritenete utile, mi muoverei come la segretaria mi ha proposto ancora stamattina: proseguire nel confronto per capire come intenda comporre il quadro complessivo nelle prossime ore, auspicabilmente da qui a lunedì. La linea e i nuovi assetti nei gruppi e nella segreteria. Userei il tempo che ci separa a lunedì per vedere qual è la proposta complessiva che Elly fa“. E’ durata circa mezz’ora la riunione tra Stefano Bonaccini e i parlamentari che lo hanno sostenuto alle primarie Pd. Il neo presidente democratico ha dunque chiesto “il mandato per proseguire il confronto con Elly Schlein fino a lunedì”, quando ci sarà la riunione dei gruppi di Camera e Senato. Tra i parlamentari intervenuti Lorenzo Guerini, Piero Fassino, Valeria Valente e Alfredo Bazoli.

In un discorso apparentemente orientato all’unità, dal presidente dell’Emilia Romagna non sono mancate un paio di punture. “Ho chiesto alla Segreteria – ha detto – di preservare lo spirito e le modalità inaugurate all’assemblea nazionale: lì ho detto che non mi sento minoranza e che voglio dare una mano a rafforzare il Pd a tutti i livelli, anche condividendo responsabilità”. “Elly – ha detto Bonaccini – mi ha rappresentato il suo orientamento sui capigruppo la settimana scorsa e mi sono sentito in dovere di consigliarle subito prudenza. Non perché io creda che spetti a me dare pagelle sui nomi, ma perché penso che coi gruppi parlamentari vada costruito un rapporto positivo: da un lato rispettoso della linea uscita al congresso ma al tempo stesso rispettoso dell’autonomia dei gruppi e degli orientamenti che ci sono”.

Una apertura di credito, dunque, quella dello sconfitto alle primarie, che tuttavia mette in guardia sulla fragilità degli equilibri interni: “Costruire questa sintonia a me non pare così difficile se si fanno i passaggi giusti e non si calano dall’alto proposte chiuse e indiscutibili. Nei giorni scorsi ho sentito numerosi di voi ed ho registrato i malumori che sono emersi anche in queste ore. Ho ritenuto di rappresentare questo quadro problematico ad Elly perché ne tenesse conto”, ha spiegato il presidente del Pd. “E ho ritenuto di aspettare a riunirci perché non credo, per le cose che ho detto in premessa, che il nostro compito sia organizzare i malumori e il dissenso, ma rappresentare a Elly il quadro delle valutazioni che emergono, al solo fine di non sbagliare. E se ci riesce anche di individuare delle possibili soluzioni”, ha sottolineato ancora. Con Schlein – ha aggiunto Bonaccini – “ci siamo risentiti anche in queste ore e le ho ribadito sia quel che penso sia quel che ho registrato: ci sono le condizioni per fare bene e insieme se si ha la pazienza di ascoltarsi e la volontà di condividere. Lei mi ha ribadito la sua volontà di arrivare ad una gestione unitaria e questo mi fa piacere. Mi sono detto disponibile anche nelle prossime ore a confrontarci per fare passi avanti, se siete d’accordo anche voi, in modo da arrivare a lunedì con un quadro più completo”.

Assente dall’incontro un nutrito gruppo di parlamentari ‘neoulivisti’, circa una ventina, che pur avendo sostenuto Bonaccini al congresso ha deciso di non partecipare alla riunione di oggi con il presidente, auspicando che il passaggio delle elezioni dei capigruppo sia vissuto senza divisioni, ma anzi rafforzi il processo di unità del partito: “Abbiamo deciso tutti insieme – si legge in una nota – per primo Stefano Bonaccini quando è stato eletto Presidente del partito, di indossare solo la maglietta del Pd, e avremmo ritenuto sbagliato smentire alla prima occasione gli impegni assunti in questo senso in Assemblea. Il clima di questi giorni è stato segnato da dichiarazioni apertamente conflittuali che minacciavano conte interne e fratture per nulla condivisibili. Abbiamo deciso per questo di non partecipare alla riunione di oggi perché per noi era essenziale dare un segnale chiaro per evitare un ritorno alle dinamiche di litigiosità e di scontro, che tanto male hanno fatto al Pd”.