“Persecuzioni politiche xenofobe”. Mao Ning, portavoce del Ministero degli Esteri cinese, definisce così le azioni del Congresso statunitense contro TikTok a seguito dell’udienza di giovedì 23 marzo, dove il Ceo Shou Zi Chew ha spiegato davanti al Parlamento americano che la piattaforma raccoglie gli stessi dati di Facebook e Twitter. “Il governo cinese attribuisce grande importanza alla tutela della privacy e della sicurezza dei dati in conformità con la legge”, ha continuato Mao in conferenza stampa, come riportato dal Global Times. “Non ha mai richiesto e non richiederà mai ad aziende o persone che raccolgono o forniscono dati, informazioni e intelligence di Paesi stranieri in violazione delle leggi locali“, ha aggiunto, per poi sottolineare che gli Stati Uniti “finora non hanno fornito alcuna prova per dimostrare che TikTok minacci la sicurezza nazionale”. Le dichiarazioni del diplomatico di Pechino arrivano in risposta al commento di giovedì del Segretario di Stato americano Anthony Blinken, secondo cui Tik Tok deve chiudere, “in un modo o nell’altro”, perché è una minaccia per la sicurezza nazionale americana. “Gli Stati Uniti devono rispettare seriamente i principi dell’economia di mercato e della concorrenza leale, smettere di sopprimere irragionevolmente le aziende di altri Paesi e fornire un ambiente aperto, giusto, equo e non discriminatorio”, ha ribadito Mao. La Cina ha già espresso nei giorni scorsi la preoccupazione che gli Stati Uniti possano costringere ByteDance, la società cinese proprietaria di TikTok sospettata di essere manovrata dal governo di Pechino e dal Partito comunista, a vendere la piattaforma, avvertendo che, in questo caso, “si opporrà con forza”.
Durante l’audizione al Congresso, il deputato Frank Pallone si era rivolto al Ceo chiedendo di non raccogliere informazioni sulla salute o la localizzazione, ma Shou Zi Chew aveva risposto che “sono i dati frequentemente raccolti da numerose altre aziende“. In ogni caso, aveva aggiunto, “siamo impegnati a essere molto trasparenti con i nostri utenti su quello che raccogliamo. Non credo che raccogliamo di più della maggior parte degli attori dell’industria”. Nonostante le frequenti interruzioni dei parlamentari, il Ceo ha sottolineato che l’azienda non è un’estensione del governo cinese, il quale “non ha accesso ai dati, non ce li ha mai chiesti e non li abbiamo mai forniti”. Già prima dell’udienza l’amministrazione Biden non nascondeva l’auspicio che l’azienda venisse ceduta, in modo da sciogliere i timori sull’uso malevolo che la Cina possa fare di algoritmi e dati degli utenti. Possibilità esclusa da Pechino: “Forzare la vendita di TikTok danneggerà seriamente la fiducia degli investitori di tutto il mondo, inclusa la Cina, riguardo agli investimenti negli Stati Uniti”, aveva dichiarato la portavoce del Ministero del Commercio cinese, Shu Jueting. L’ordine di bloccare TikTok, che solo negli Usa ha 150 milioni di utenti attivi al mese e conta 7000 dipendenti americani, da tutti i dispositivi pubblici resta per Pechino un “abuso della sicurezza nazionale per penalizzare aziende straniere”.