Moda e Stile

Coco Chanel, dai tailleur in tweet all’iconica camicetta da marinaio: la più grande mostra dedicata alla regina della moda al Victoria & Albert Museum di Londra

di Antonella Zangaro

Londra si prepara ad accogliere la più grande mostra dedicata all’icona della moda e dello stile che debutterà al Victoria & Albert Museum di South Kensington a partire a prossimo 16 di Settembre: “Gabrielle Chanel. Fashion Manifesto”. Creata insieme a Palais Galliera, il Museo della Moda della Città di Parigi, la raccolta punta a tracciare un percorso non solo e non tanto biografico della storia della stilista, quanto piuttosto a mettere insieme, in maniera organica, tutti gli elementi che hanno fatto di Chanel la più grande interprete delle esigenze e del bisogno di esprimersi delle donne moderne.

“Gabrielle Coco Chanel disegnava e creava principalmente per se stessa” ed è proprio ascoltando anche se stessa che ha saputo dare le risposte attese da un universo femminile in evoluzione e in piena rivoluzione, protagonista di una grande richiesta di libertà e di indipendenza. Grazie al suo stile di dirompente semplicità, ha liberato da bustini e prigioni ornamentali le donne moderne che chiedevano una nuova e piena affermazione. Gabrielle Chanel. Fashion Manifesto è una mostra che ha già fatto tappa a Parigi e a Melbourne, ma quello che si sta preparando per Londra sarà diverso, amplificato ed inedito. Oltre 200 modelli, 122 dei quali sono completamente nuovi e mai esposti prima. “Alcuni pezzi – ha spiegato la curatrice, Oriole Cullen, che si era occupata anche della più recente mostra dedicata a “Christian Dior: lo stilista dei sogni” – appartengono a collezioni internazionali e non sono mai stati esibiti, altri hanno più di 100 anni”.

Tra questi, anche accessori, profumi e gioielli tutti appoggiati accanto agli abiti che hanno fatto innamorare personaggi come Lauren Bacall, il cui tweed a due pezzi rosa, che sarà esposto, era stato indossato dall’attrice americana durante una vacanza a Biarritz, nel 1959. Ma c’è anche il tailleur pantalone minimalista nero, di seta, con il quale la fashion editor Diana Vreeland, icona della moda e dello stile negli anni 60, intrattenne i suoi ospiti durante una serata molto glamour organizzata a casa sua a New York.

Sessanta anni di carriera lanciata da pezzi intramontabili come la camicetta con il colletto da marinaio in jersey, del 1916, considerata la vera avanguardia della sua radicale semplicità, per arrivare agli abiti di fine carriera, tra i quali spicca quello di lame’ rosa pallido inserito nella sua ultima collezione nel 1971. Dieci i capitoli nei quali viene suddivisa l’immensa collezione. “Verso una nuova eleganza” è quello introduttivo che va dal suo atelier in Rue Cambon a quelli aperti successivamente a Deauville e a Biarritz. Si prosegue con “L’emergere di uno stile”, un racconto dagli anni ’20 agli anni ’30, quando la firma di Chanel è diventata riconoscibile e drammaticamente innovativa. Quindi “Gli accessori invisibili” segnato dal successo mondiale ottenuto con la fragranza Numero 5 e poi con le linee prodotte per il make-up nel 1924 e lo skincare nel 1927. “Luxury and Line” è incentrato sulle creazioni da sera, i gioielli e le nuove linee create per una nuova eleganza.

“Closing the House” illustra la sua esperienza dal punto di vista anche imprenditoriale, negli anni drammatici della Seconda Guerra Mondiale, mentre “The Suit” scorre nel dopoguerra, “Chanel Code” sono i suoi tanti codici iconici e uno tra tutti è quello che definisce un evergreen: 2.55, il codice della borsa più amata di sempre. “Into the evening” con l’arrivo dell’oro e del lame’ per gli abiti da sera degli anni ’50 ed il focus sui gioielli che accompagnerà direttamente verso il gran finale. La collezione primavera estate del 1971 segna il momento in cui Chanel ha reinterpretato se stessa, aggiornando e perfezionando le sue stesse regole, i suoi principi ispiratori in una continua ridefinizione di quella che è stata la quintessenza di uno stile intramontabile.

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