Prime grane giudiziarie per le Olimpiadi invernali 2026 e per i Mondiali di sci che si sono disputati nel 2021 in pieno lockdown. Provengono dalla Procura della Corte dei conti del Veneto che ha aperto un fascicolo sulla “variante” di San Vito di Cadore, una strada lunga poco più di due chilometri, dal costo previsto di 64 milioni di euro.
È stato il procuratore regionale Ugo Montella a disporre un’indagine preliminare, nell’ipotesi che i ritardi abbiano causato un danno erariale. Gli accertamenti, anche se limitati alla variante di San Vito hanno però una portata più ampia visto che entro il 2021 avrebbero dovuto essere realizzate la bellezza di quattro varianti, per le quali non si è neppure arrivati ai cantieri. Oltre a quella di San Vito, anche l’accesso a Cortina d’Ampezzo e due interventi a Tai di Cadore e a Valle di Cadore. I progetti dell’Anas erano finalizzati a favorire il traffico diretto a Cortina per i Mondiali, ma incredibilmente non hanno mai fatto passi avanti significativi.
Intanto le gare di sci si erano celebrate. Alessandro Benetton, presidente della Fondazione Cortina 2021, magnificò la riuscita dell’evento (senza pubblico a causa del Covid). Commissario governativo per la realizzazione sportiva dei mondiali era l’ingegnere Luigi Valerio Sant’Andrea, che un anno fa è stato nominato commissario straordinario per le infrastrutture di Milano-Cortina 2026. Le gare andarono bene, le opere un po’ meno. Lo dimostra l’iniziativa della Corte dei conti, che già a luglio 2022 aveva redatto una preoccupata relazione sulla preparazione olimpica, denunciando la presenza di troppi enti (con relative poltrone) e una sovrapposizione di competenze (con il rischio di spreco di denaro pubblico).
SAN VITO, 6 ANNI DI RITARDO – Alla Corte dei conti è arrivato un esposto del comitato “No variante Anas San Vito di Cadore“, che già si era rivolto al Tribunale superiore per le acque pubbliche, nel tentativo di bloccare l’opera. Non aveva raggiunto l’obiettivo, così ha preparato ora un dossier dopo che a fine anno era stato annunciato l’avvio della fase esecutiva. Anas ha infatti progettato un nuovo percorso di 2,35 chilometri, con due rotatorie e quattro gallerie artificiali antirumore, per togliere il traffico dal centro di San Vito, che è attraversato dalla statale di Alemagna. Ciò implica un aumento dei costi per Anas di una trentina di milioni rispetto al progetto originario del 2017. Siccome sono previsti almeno due anni e mezzo di lavori, la conclusione difficilmente potrebbe avvenire prima del febbraio 2026, quando si svolgeranno le Olimpiadi.
Secondo i cittadini un danno erariale si sarebbe già verificato con l’aggiudicazione dei lavori (avvenuta il 3 marzo, ma non ancora contrattualizzata), perché l’opera sarebbe priva di copertura legislativa e finanziaria. Era stato il decreto Milleproroghe del 2020 a prorogare l’esecuzione dei lavori e a fissare il 31 dicembre 2022 quale termine conclusivo. Siccome quel termine è scaduto, ma l’opera non è nemmeno cominciata, “la variante è illegittima, visto che non vi è stata una proroga”. I ricorrenti sostengono che continuare l’iter “produrrebbe anche danni pubblici, derivanti dalla irreversibile trasformazione dei luoghi, dalle illegittime procedure di esproprio e dagli ingenti importi previsti per le attività propedeutiche ai lavori”.
ALTRE TRE VARIANTI FERME – Il quadro delle incompiute è però più ampio. Per quanto riguarda la variante di Tai, l’investimento non sarà più di 46 milioni, bensì di 68 milioni (con investimento complessivo di 110 milioni). Sarà costruita una galleria della lunghezza di oltre 980 metri, con raccordi sulla viabilità esistente tramite una serie di rotatorie. A Valle di Cadore, per superare la strettoia determinata da un palazzo storico, si dovrà creare una bretella di un chilometro in galleria, che costerà 52,6 milioni di euro (investimento complessivo 75,6 milioni). C’era poi anche il progetto di nuovo accesso a Cortina, che però è rimasto sulla carta. Complessivamente riguardano una spesa di circa 140 milioni di euro. Che si fosse terribilmente in ritardo lo aveva ammesso nel 2018 l’amministratore delegato di Anas, Gianni Vittorio Armani, quando anticipò che difficilmente i lavori si sarebbero conclusi per i mondiali di tre anni dopo. Il rischio è che non lo siano neppure per le Olimpiadi del 2026.
FARO SULLE OLIMPIADI – Milano-Cortina 2026 ha attirato un fiume di soldi. Tra i progetti non sportivi finanziati vi sono 300 milioni di euro per la variante di Longarone e altri 300 milioni per quella di Cortina. La seconda è forse l’opera più ambiziosa e controversa perché sarà scavata completamente in galleria, passando sotto il versante occidentale della montagna.
Nessuno si illude che le due opere saranno pronte per quell’epoca. Di recente, anzi, il sindaco di Cortina, Gianluca Lorenzi, ha dichiarato: “Abbiamo chiesto al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini di avere contezza delle opere, per capire se la variante di Cortina alla statale 51 di Alemagna si farà o meno, e quali sono i tempi. Alla luce dell’evoluzione che stanno avendo questi progetti, è ipotizzabile che la cantierizzazione del passante avvenga all’incirca otto mesi prima dei Giochi, nell’estate 2025. A questo punto riteniamo opportuno rinviare l’inizio, attendere che sia trascorso l’evento olimpico”.
Un’ammissione che Olimpiadi e strade seguono percorsi diversi, com’è accaduto con i Mondiali. Nel luglio 2022 la Corte dei conti, nel giudizio di parificazione del bilancio della Regione Veneto, aveva lanciato un preoccupato allarme per il rischio di ottenere insufficienti finanziamenti dagli sponsor e per la babele di strutture che intrecciano le rispettive competenze nella preparazione olimpica (Regioni, Fondazione Milano-Cortina, Infrastrutture Milano-Cortina, Comuni…). “Il proliferare di soggetti che intervengono all’interno dello stesso ambito di azione, con contorni che rimangono ancora vaghi, imporrà, volta per volta, il capire chi deve fare cosa, con un aggravio di tempi, procedure e costi. Si auspica pertanto un coordinamento, al fine di evitare ritardi nella esecuzione dei lavori e possibili duplicazioni di attività, con aumento ingiustificato dei relativi costi”.