È stata la prima ballerina italiana a diventare étoile della prestigiosissima Opéra di Parigi e ora dirige il corpo di ballo dell’Opera di Roma: Eleonora Abbagnato, la regina della danza italiana dopo Carla Fracci, si racconta in un’accorata intervista al Corriere della Sera, dove ripercorre la sua carriera e svela dettagli inediti della sua vita privata. “Le mie ballerine mi chiamano Wonder Woman”, confida, ma a renderla così forte e resiliente è stata proprio la danza, la sua grande passione e fonte di disciplina. Negli anni, soprattutto quando era agli esordi, non è stato infatti sempre tutto rose e fiori: “Ricordo che a un concorso due ragazzine entrarono in camerino e mi dissero per scherzo che non mi avevano preso – racconta – . La mia maestra di Parigi mi bucava i glutei con l’ago perché inarcavo troppo la schiena, ce l’ho molto elastica. I grandi maestri entravano in classe col bastone: non per darcelo in testa, era il senso dell’autorità. Comunque intimorivano. Era un’altra epoca, oggi i maltrattamenti non sono lontanamente possibili, gli allievi, soprattutto in America, non puoi nemmeno toccarli fisicamente che ti arriva una denuncia. Ed è esagerato, il rigore devi spiegarlo nel modo giusto. Oggi una direttrice di ballo deve essere anche psicologa. Gli elementi negativi non sono gli allievi ma le madri. Ci sono protagonismi esagerati”.
E ancora, rivela: “All’Opera di Roma ho ricevuto lettere anonime. Poi ho avuto minacce di morte nei giorni in cui, usando dell’acido, bruciarono la faccia del direttore del Bolshoi. Non ero a Mosca ma ne rimasi emotivamente provata. Quando ero étoile a Parigi arrivò una lettera che diceva: liberiamoci della mafiosa siciliana”. Sul fronte della vita privata, invece, Eleonora Abbagnato parla della sua grande famiglia, quella che ha costruito con Federico Balzaretti: insieme hanno due figli, Julia di 10 anni e Gabriel di 8; più i due figli che lui ha avuto nel primo matrimonio, Lucrezia ne ha 17 e Ginevra 14. “Di Lucrezia e Ginevra non sono la mamma ma le ho cresciute io. È una storia particolare, Federico ha avuto l’affidamento esclusivo”, spiega, sottolineando che la loro mamma biologica “aveva altro da fare” e ad oggi non vede le figlie. Com’è crescere figli non suoi? “È più difficile, hai il pensiero che magari fai qualcosa di male, o che fai mancare loro qualcosa. Le amo, è come se fossero figlie mie. Ma se non studiano mi arrabbio, se si comportano male le sgrido e tolgo il cellulare. Ho sempre amato i bambini, da piccola giocavo a fare la mamma, mio papà aveva sei fratelli e sorelle, famiglia siciliana numerosa. A me non piace che mi chiamino mamma, però sì la piccola mi chiama mamma, la grande mi chiama Ele. Aveva un anno e mezzo quando l’ho vista la prima volta. È legatissima a Federico, che è un padre fantastico. Ed è stato sincero fin dal primo giorno. La prima cosa che mi ha detto, il giorno che ci siamo conosciuti (attraverso Nino, un amico comune che fa il parrucchiere), è che la sua priorità erano le figlie. Io ero guardinga, era diventato padre così giovane, a 21 anni… Ho saputo dopo che per le figlie aveva rinunciato a trasferirsi al Milan e al Napoli. Federico lo risposerei ogni mese”, conclude.