“Il ponte, così come il presidenzialismo, è un’idea cullata da decenni la cui forza sta nel fatto che non è mai stato realizzato. Lo fosse, forse vedremmo in faccia il mostro e ne avremmo paura”. Michele Ainis, costituzionalista ed editorialista, lo dice mentre sosta sotto il sole, guardando lo Stretto, nel punto più a nord della Sicilia. È qui, nel villaggio di Torre Faro (nel comune di Messina) che dovrebbe sorgere il ponte. Ed è qui che nella piazzetta di Faro si riuniscono per un primissimo incontro pubblico i No Ponte. Un’assemblea pubblica dopo mesi in cui si sono costituiti nuovi comitati. Dopo gli annunci del ministro alle infrastrutture, Matteo Salvini, che ha rilanciato il progetto del ponte resuscitando la Stretto di Messina Spa, da anni in liquidazione, la rete No ponte si è rimessa in moto. Ad animare la protesta ci sono i No Ponte della prima ora a cui si affiancano adesso i nuovi comitati: Spazio No Ponte, No Ponte Capo Peloro e Invece del Ponte, tra gli altri.

Dopo il convegno sul ponte a cui ha preso parte il ministro alle Infrastrutture lo scorso giovedì 23 marzo a Palermo – in cui Salvini ha sottolineato che il ponte sarebbe “una misura antimafia” – arriva la risposta da Messina, la città siciliana dove sorgerà il ponte. Più di 300 persone si sono riunite nella piazza con l’affaccio sullo Stretto, nel punto più vicino alla costa calabra. Un’assemblea per fare ripartire la protesta a cui ha preso parte anche la Cgil di Messina: “Non ritentiamo che sia un’opera che serve ai cittadini – ha detto Pietro Patti, segretario provinciale della Cgil, che è intervenuto durante l’assemblea pubblica contro il Ponte sullo Stretto – abbiamo bisogno di infrastrutture che colleghino tutta la Sicilia, soprattutto nelle aeree interne, si pensi che Messina conta 108 comuni, gran parte dei quali sono sui Nebrodi, dove molti paesi sono mal collegati. Dobbiamo ripensare un altro modo di vivere le città che non sia basato solo su cemento e acciaio. Un modo più vivibile”.

“Dobbiamo assumerci la responsabilità di contrastare questo progetto, in un paese di irresponsabili. Contro un governo che odia i poveri, odia il sud e punta solo a legittimare abusi e prepotenze su persone e territori”, così è intervenuto anche Daniele David, segretario provinciale della Fiom. E sono stati tanti gli interventi nella assolatissima piazza di Torre Faro: “Il Ponte sarebbe la pietra tombale su ogni ipotesi di sviluppo per questi territori, non è un volano ma una vera e propria lapide”, ha detto Massimo Camarata della rete No Ponte. Il movimento contro il ponte non è da ascrivere come l’ennesimo “no”, secondo Elio Conti Nibali, del comitato Invece del ponte: “Dire no all’inutile ponte significa dire sì a tutto quello che è davvero utile per l’area dello Stretto. Pretendiamo di avere le risorse per lo sviluppo sostenibile dei nostri territori, non accettiamo il ricatto che solo con la devastazione di un luogo unico al mondo si possano realizzare le opere veramente necessarie. Basta con la propaganda, diciamo la verità e smascheriamo l’inganno del ponte”. Solo un primissimo incontro pubblico – avvertono i No Ponte – cui ne seguiranno altri in vista di una manifestazione a giugno. Ad agosto sono invece previsti un campeggio e una manifestazione nazionale.

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