Un cibo che molte persone ingeriscono quotidianamente, fino a diventarne completamente dipendenti, tanto da far nascere nuove definizioni e categorie per gli odiatori seriali: un troll è un individuo che partecipa a una discussione con il solo intento di disturbare, provocare e dar via a litigi; un hater dispensa odio su tutto e tutti, incondizionatamente, con cattiveria e aggressività, assenza di empatia e violenza verbale; il cyberbullo, infine, è simile al troll, ma il suo obiettivo è creare disturbo o danno non ad estranei, ma a persone che conosce personalmente. L’odio e il rancore sono sentimenti molto diffusi nelle nostre comunità e oggi sembrano diventati componenti chiave nella narrazione della società e nelle dinamiche relazionali. Lo psicologo Bernard Golden ritiene che, quando l’odio coinvolge un gruppo, può contribuire a promuovere un senso di connessione e cameratismo che riempie un vuoto nella propria identità. Fondandosi su un senso di minaccia percepita, dà origine a ostilità e aggressività verso individui o gruppi.
Hai mai odiato intensamente qualcuno? Quand’è l’ultima volta che hai provato odio? L’odio è uno stato emotivo di grave e persistente avversione verso qualcosa o qualcuno. È un sentimento di ostilità così forte che porta a desiderare il male e la rovina di una persona oppure l’autodistruzione. Ognuno di noi ha una sensazione e un’idea ben precisa relativa all’odio: giudizio spietato, condanna, violenza, rifiuto o desiderio feroce di far del male. Ora, però, consideriamo un’importante consapevolezza basata su studi scientifici: l’odio è un veleno che danneggia la salute di chi lo prova. Chi odia coltiva in sé dolore, distruzione, buio e, in questo modo, rimane incatenato alle persone che detesta e a ciò che esse rappresentano, condizionando la qualità della propria vita e intossicando il presente. Più si alimenta l’odio, più diventa impossibile liberarsene: è come una droga.